Incidente Davide Rebellin, possibile svolta nelle indagini: non sono mancate assolutamente le polemiche
Il mondo del ciclismo fa ancora fatica ad accettare la morte di Davide Rebellin. Figuriamoci i suoi familiari che continuano ancora a chiedere giustizia per quanto successo. In merito a questa vicenda c’è un altro protagonista: si tratta dell’autista del camion che lo avrebbe investito ed ucciso. L’uomo, cittadino tedesco, continua a respingere tutte le critiche che continuano a piovergli addosso. Anche perché, subito dopo la vicenda, è fuggito in Germania. Tramite suo fratello sono arrivate delle dichiarazioni importante. Le stesse che lasciano tutti completamente senza parole.
Tanto è vero che ha ribadito di non essersi accorto assolutamente di nulla. Si sarebbe anche fermato per capire cosa stava accadendo in quel momento. Una morte che lo ha addolorato. Anche se non ha alcuna intenzione di tornare in Italia per farsi processare. Tutto questo, però, non è altro che una vera e propria beffa per la famiglia del campione scomparso. Sarà processato sì in contumacia, per via di un cavillo giudiziario, ma comunque rimarrà nel suo Paese e non potrà essere estradato. Ricordiamo che il tutto avvenne il 30 novembre dello scorso anno, quando il ciclista venne scaraventato a terra da un mezzo pesante. All’altezza di una rotonda che porta nel parcheggio di un ristorante.
Incidente Rebellin, il fratello dell’autista respinge le accuse
Proprio l’esercizio, tramite le telecamere di videosorveglianza, avevano mostrato l’autista che si era fermato per qualche secondo dopo aver urtato l’atleta. Una volta aver girato all’interno del parcheggio torna nuovamente indietro. Guarda di nuovo Rebellin fermo immobile a terra e va via. Come se nulla fosse successo. Una vera e propria fuga quella del 62enne tedesco Wolfgang Rieke. Il fratello di quest’ultimo viene rintracciato dall’inviato del programma “Le Iene”. Nel corso dell’intervista fa sapere che suo fratello non si è accorto di niente. Non voleva ferirlo e che era tornato indietro per vedere come stava l’atleta.
“Era rimasto dieci minuti perché era convinto di non avere niente a che fare con l’incidente“. Dichiarazioni che sono ancora poco chiare. Tanto è vero che l’inviato gli chiede perché fosse fuggito: “Mio fratello ha proseguito il suo lavoro in Italia, non è fuggito in Germania. Si è fermato a dormire a Verona. Poi ha proseguito i giri di carichi Pastrengo e a Bolzano”. Poi punta il dito contro gli inquirenti: “Se avessero fatto bene il loro lavoro la questione sarebbe già chiusa”.