La titolare delle Riforme, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha rilasciato una intervista ai microfoni del ‘Corriere della Sera’. Quest’ultima si è voluta soffermare sulla Riforma Costituzionale e su altri argomenti importanti
Una giornata molto impegnativa quella che la vedrà protagonista insieme alla premier, Giorgia Meloni. Maria Elisabetta Alberti Casellati è pronta ad incontrare tutti i gruppi di opposizione. L’obiettivo è cercare di capire se è possibile o meno trovare un accordo sulla riforma costituzionale. In merito a questo argomento (ed a molti altri ancora) ne ha parlato proprio lei in una intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera‘. In merito a tutto questo si è dimostrata molto “fiduciosa”. L’obiettivo è cercare fornire collaborazione e, di certo, non ultimatum. Il governo, quindi, si aspetta molto dalle opposizioni che sono state invitate a collaborare.
Queste sono alcune delle sue parole a riguardo: “I tempi sono cambiati e sono maturi. Credo che la riforma costituzionale non può essere una priorità solo del centrodestra, ma una scelta obbligata di tutti. I dati del nostro Paese parlano chiaro: in 75 anni di storia repubblicana ci sono stati 68 governi con una durata media di 14 mesi. Per rendere l’Italia credibile serve stabilità ed anche competitiva nell’economia mondiale”. L’invito è anche quello di cambiare il sistema di governo: “Dalla stabilità politica dipendono la possibilità di impresa e quindi la crescita economica e la fiducia dei mercati“.
Casellati: “Non possiamo programmare il futuro“

Il futuro, fa sapere la Casellati, non si può programmare se prima con cambiano le regole. Per i cittadini serve restituire la sovranità popolare nella scelta del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio. Un tema che, però, deve essere affrontato con molta calma visto che non è per nulla semplice. “Invece di esprimere preferenze o altro credo che sia giusto trovare il punto di caduta”.
In conclusione la Casellati ammette: “Una proposta aperta per accogliere tutti i contributi utili, ma nell’ambito di un perimetro delimitato. Da un lato l’elezione diretta del presidente della Repubblica o del Consiglio e dall’altro la garanzia di stabilità. Un ‘modello italiano’ che non deve necessariamente coincidere con modelli sperimentati negli altri Paesi”.