A parlare è l’avvocato Claudio Salvagni che a “Crime Café” ha fatto rivelazione sconvolgenti: “Se a Venezia verrà dichiarata la frode processuale, c’è una speranza”
Una vicenda che ha scosso tutti. per l’omicidio violento di una bambina di 13 anni, Yara Gambirasio, ma anche per la celerità con cui è stato preso e condannato Massimo Bossetti, padre di famiglia e catapultato in una situazione incredibile. Lui, l’imputato, si è sempre dichiarato innocente ed estraneo a tutti i fatti che gli sono stati contestati, ma è stato giudicato tre volte e in tutti e tre i gradi è stato condannato all’ergastolo. Per l‘avvocato Claudio Salvagni le cose sono in maniera diversa, anche perché “al mio assistito non è stata garantita la possibilità di difendersi come dovrebbe essere in un qualsiasi processo, e questa è una cosa aberrante e ingiusta“. Il legale ha parlato durante la trasmissione su Twitch Crime Café condotta dalla giornalista Flavia Pavoni e dal criminologo Marco Strano che durante la trasmissione ha ricevuto la proposta di entrare a far parte del pool difensivo di Massimo Bossetti. Un colpo per la difesa anche perché si tratta di uno degli studiosi del crimine più famosi d’Italia
Le accuse che fa il legale di Massimo Bossetti sono pesanti e preoccupano, soprattutto perché, se fossero confermate davanti ad un’aula di giustizia, ogni cittadino potrebbe essere in serio pericolo e accusato anche se aver commesso nulla. “Purtroppo di casi del genere ce ne sono tantissimi. Il caso è formato da 60 faldoni da 1000 pagine l’uno, con un uomo accusato di un omicidio di una ragazzina, un caso complicato. La coscienza del professionista meno sensibile si muove sempre e in ogni caso, prima di andare da lui la prima volta, pensavo tra me e me troverò davanti un uomo che ha assassinato una bambina. Ma quando ho parlato con lui la prima volta sono uscito frastornato, ho pensato quest’uomo non c’entra niente, è stato catapultato in una situazione più grande di lui, mi ripeteva: “Nemmeno la conoscevo, perché mi accusano di questo”. E Salvagni aggiunge: “Qui entra il gioco Dna, è stato questo che l’ha condannato, ma lui si è sempre opposto e abbiamo sempre chiesto di poter esaminare di questo Dna, considerato che Bossetti ripeteva: “Mai vista mai toccata, fatemi rifare la prova del Dna e mi lascerete andare“, Bossetti era convinto di uscire dal carcere da lì a qualche giorno, ma sono passati nove anni. Pazzesco”.
“Ci sono state prove manomesse e se la Procura di Venezia accerta la frode processuale c’è una speranza”
Una storia incredibile e che a sentire l’avvocato di Bossetti non solo mette paura, ma fa anche molto arrabbiare e innervosire per la superficialità e, in gran parte, l’arroganza e la supponenza con le quali è stato portato avanti un processo che poteva e doveva essere impostato in maniera diversa, anche e soprattutto per garantire all’imputato “una difesa giusta“, ma secondo il legale non è stato così, anche perché ci sarebbero stati dei sabotaggi in modo tale da poter indirizzare il processo verso un solo ed acclarato copevole: Massimo Bossetti. “L’imputato non ha mai potuto vedere i reperti, mai potuto fare una perizia sul Dna. Può avere tutti i consulenti del mondo se non fanno rifare il test, non si può fare nulla. Non c’è possibilità di difesa, tre gradi di giudizio senza fare un test sul Dna, allucinante“. Ma Salvagni non si arrende e va avanti nel suo monologo e nella sua spiegazione: “Quel Dna ha evidenziato una marea di errori e criticità, ben 261. Tutti i dubbi fondamentali che non sono mai stati risolti anche perché nell’uomo condannato i dubbi sono più forti delle certezza”.
Perizie mai concesse ma perché? Per Salvagni è un vero mistero anche se fino a un certo punto: “Fine febbraio del 2015 finite le indagini, c’è il rinvio a giudizio, con i risultati del Dna, ma Bosetti rifiutava questo risultato non era possibile che fosse lui, analizzati gli atti sono emerse anomalie pazzesche, presentate al tribunale del riesame, dove si disse che per il momento processuale quei dati erano sufficienti, ma la difesa ha sollevato il problema e secondo i giudici queste cose andavano risolte o con l’incidente probatorie o con una nuova perizia, allora abbiamo chiesto l‘incidente probatorio ma è stato ritenuto superfluo, avendo un uomo in carcere non si può fare. In primo grado si fece affidamento dalla carte dell’accusa, allora chiediamo la perizia ma tutto è stato rigettato perché superflua perché quello che dicono gli inquirenti è abbastanza per condannarlo“. Una storia grottesca a seguire tutto il racconto e l’iter processuale: “In secondo grado la corte d’Assise d’appello, ha rigettato, ma con una novità che non si può più fare una perizia non si può fare perché i campioni del Dna erano esauriti, tanto che nel 2018 la Corte di Cassazione ribadisce che non ci sono più reperti da analizzare. Quelle dichiarazioni della Cassazione si fondavano su aspetti sbagliati c’erano reperti del Dna, ben 54, da parte di un consulente dell’accusa, il Professor Casali e noi chiediamo di fare il 27 novembre del 2019 una perizia, il giudice ci autorizza ad esaminare campioni per fare la perizia, ma anche qui bloccati per un braccio di ferro tra la Procura di Bergamo e la difesa e la Corte di Assise. Ma ecco il colpo di scena finale, con la Procura di Venezia che iscrive nel registro degli indagati il pubblico ministero di Bergamo Letizia Ruggeri per frode processuale, grazie alla denuncia fatta dalla difesa di Bossetti, dimostrando che quei reperti erano custoditi all’Ospedale San Raffaele di Milano e su ordine del Pm Ruggeri spostati all’ufficio corpo di reato di Bergamo e sono passati da una temperatura di -80 a quella d’ambiente, così se prima non esistevano adesso erano magicamente riapparsi, evidentemente qualcuno qualcuno ha pensato di distruggerli. E questo anche è una cosa allucinante che impedisce la revisione del processo, con un uomo che rischia di essere innocente e passare tutta la sua vita in galera. Ora l’ultima speranza è la procura di Venezia che se accerta la frode processuale a Bergamo, allora si può andare alla revisione“