A partire dal 2024, l’Academy Awards obbligherà le produzioni a svariate regole di inclusività e Richard Dreyfuss sembrerebbe piuttosto contrariato.
Sono svariati anni ormai che l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences ha comunicato quali saranno i nuovi requisiti necessari a partecipare alla corsa agli Oscar ed è da quel momento che il mondo si è diviso in due fazioni ben distinte: da una parte chi crede che questi provvedimenti siano necessari alla sensibilizzazione del pubblico, dall’altra chi grida allo scandalo e alla censura.
Richard Dreyfuss, interprete de Lo Squalo (1975) e premio Oscar nel 1978 per Goodbye amore mio!, è senza dubbio un convinto membro della seconda scuola di pensiero e, recentemente, ha motivato la sua posizione nei confronti di questi nuovi obblighi imposti dall’Academy.
Dreyfuss contro l’Academy
I nuovi standard, in vigore a partire dalla cerimonia del 2024, faranno leva sul concetto di inclusività, obbligando le produzioni dei film a includere componenti di comunità sotto-rappresentate all’interno del proprio cast e della troupe. Dreyfuss, ha duramente commentato questa deriva: “Mi fanno vomitare. Questa è una forma d’arte. Nessuno dovrebbe dirmi come artista che devo piegarmi all’ultima attuale idea di che cosa sia la moralità. Che cosa stiamo rischiando? Stiamo davvero rischiando di ferire il sentimento delle persone? Non si può legiferare su questa cosa!”.
L’attore newyorkese ha poi proseguito, affermando che bisogna lasciare “che la vita sia la vita” e ha più di qualche dubbio sul fatto che queste novità aiuteranno delle minoranze a sentirsi meglio. Dreyfuss ha anche citato un episodio emblematico che, alla luce delle stringenti norme comunicate, non sarebbe più permesso: “Laurence Olivier in Otello è stato l’ultimo attore bianco a interpretare questo personaggio di colore e lo ha fatto brillantemente. Mi volete dire che non avrò mai la chance di interpretare un uomo nero? A qualcun altro viene detto che se non sono ebrei, non dovrebbero recitare nel Il mercante di Venezia? Siamo impazziti?”. Secondo Dreyfuss, infatti, il mondo del cinema sta perdendo di vista il senso stesso dell’arte, alimentando una condotta fin troppo accondiscendente.