Per quanto riguarda la questione delle nomine, è ormai opinione condivisa che a vincere su tutti i fronti sia stata la linea di Giorgia Meloni e del sottosegretario Alfredo Mantovano. I due avrebbero infatti incassato una vittoria sostanzialmente piena, a discapito degli alleati, senza tuttavia creare alcuno strappo o forzatura.
Sono passati giorni interi in cui sembrava farla da padrona l’incertezza e la tensione nella compagine governativa, ma la conclusione della vicenda lascia pensare tutt’altro. Il giro delle nomine strategiche è stato chiuso, e Giorgia Meloni ha vinto.
La presidente del Consiglio ha infatti dettato la sua linea tanto sui vertici della Rai quanto su Polizia e Guardia di finanza. Secondo quanto oggi segnalano i notisti politici, la premier sarebbe così riuscita ad “assicurarsi il pieno controllo degli apparati dello Stato”, mentre un presunto “meloniano di ferro” dice al Corsera che “tutte le palle sono andate in buca”. Al centro, l’idea della discontinuità rispetto al passato e la volontà di affidare a nuove personalità la guida dei principali organi istituzionali. Tutto mantenendo una giusta componente di equilibrio.
Ecco chi saranno i probabili soggetti delle nomine del Governo
Sarà infatti Vittorio Pisani a prendere il posto di Lamberto Giannini come capo della Polizia, prima della scadenza del mandato, nominato dal Consiglio dei ministri al vertice del dipartimento della Pubblica Sicurezza. Un nome tanto gradito al leader della Lega Salvini che al ministro Piantedosi. “Catanzarese di nascita, 56 anni, Vittorio Pisani è stato funzionario e dirigente della Polizia di Stato per gran parte della sua carriera”, riporta il sito della Polizia di Stato.
Il posto di comandante generale della Gdf si pensava invece destinato ad Andrea De Gennaro, che Mantovano conosce molto bene dopo l’esperienza insieme al Viminale. All’epoca, l’attuale sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri era sottosegretario all’Interno e De Gennaro era componente della Commissione centrale sui programmi di protezione.
Le scelte sono arrivate dopo giorni di riflessione, dovuti alle presunte contrarietà di Giorgetti e Salvini e alla pausa presa di conseguenza da Meloni. Che a un certo punto però ha premuto l’acceleratore, optando per la soluzione che sarà Giorgetti nel prossimo Cdm a proporre la nomina del nuovo comandante, ma rigorosamente “sulla base dell’accordo politico già raggiunto”, come indicato nel comunicato finale.
“Meloni avrebbe voluto chiudere all’unisono le nomine al vertice dei corpi dello Stato”, è il commento del quotidiano di Via Solferino. “Ma ha preferito non forzare, per non stravincere. E così ha accolto la richiesta di Giorgetti di aspettare il suo ritorno dal Giappone perché possa essere presente al Cdm decisivo”.