Finalmente l’incontro atteso da mesi, forse fin dall’inizio del conflitto, quello tra Papa Francesco e il presidente ucraino Zelensky. La prima foto dell’importante e storico faccia a faccia tra i due è stata pubblicata su Twitter dall’ambasciata ucraina presso la Santa Sede, a margine del colloquio durato 40 minuti. Zelensky aveva annunciato in anteprima la visita sul suo account Twitter, a metà mattinata, parlando semplicemente di una “visita importante”.
Un segnale storico in cui la Santa Sede si accredita ufficialmente come soggetto interlocutorio nella trattativa di pace tra russi e ucraini, come hanno tentato di spiegare fin da subito diversi analisti.
Il Papa ha donato al presidente ucraino una piccola scultura di un ramoscello d’ulivo, simbolo di pace, mentre il presidente ucraino si è presentato in felpa militare col simbolo del tridente sull’avambraccio, ricambiando con il dono di una icona della Madonna dipinta su alcuni resti di giubbotti antiproiettile.
L’incontro tra i due in Vaticano e le parole della Santa Sede
Ad accoglierlo, davanti all’ingresso dell’Aula Paolo VI, c’era padre Leonardo Sapienza, reggente della Casa Pontificia, ed è proprio all’interno della stessa aula che è avvenuto il colloquio tra i due. Bergoglio lo ha accolto appoggiandosi al suo bastone, mentre Zelensky nel vederlo ha posto la mano sul cuore, chinando la testa. Tra loro due, l’unico presente era l’interprete, il francescano ucraino fra Marek Viktor Gongalo. Davanti all’ucraino, invece, due fogli scritti.
“La ringrazio per questa visita”, sono state le prime parole di Francesco, all’inizio del faccia a faccia. Per quanto riguarda iu temi discussi, invece, grande motivo di attenzione da parte della stampa internazionale, ca va sans dire, “sono riferibili alla situazione umanitaria e politica dell’Ucraina provocata dalla guerra in corso”, come ha spiegato il portavoce della Santa Sede Matteo Bruni.
“Il Papa ha assicurato la sua preghiera costante, testimoniata dai suoi tanti appelli pubblici e dall’invocazione continua al Signore per la pace, fin dal febbraio dello scorso anno”, sono le uniche parole rilasciate dalla Sala stampa vaticana. “Entrambi hanno convenuto sulla necessità di continuare gli sforzi umanitari a sostegno della popolazione. Il Papa ha sottolineato in particolare la necessità urgente di ‘gesti di umanità’ nei confronti delle persone più fragili, vittime innocenti del conflitto”.
Di cosa hanno parlato i due e quali sono stati gli incontri antecedenti all’ultimo
Al termine del colloquio con il Papa, Zelensky ha incontrato il segretario per i rapporti con gli Stati, mons. Paul Gallagher, piuttosto che il cardinale Pietro Parolin, oggi in Portogallo in per la festività della Madonna di Fatima. A seguito del leader ucraino, invece, è arrivato in Vaticano anche l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede Andrii Yurash.
Si tratta del secondo incontro tra i due, dopo quello del 2020, antecedente allo scoppio dell’ultimo aggravarsi del conflitto russo-ucraino, un anno fa. Già allora si era però sempre parlato di pace, della “martoriata” Ucraina, del bisogno di cessare un conflitto che era già ben in atto, nonostante la certamente minore attenzione del mondo intero.
Dal 24 febbraio 2022, invece, i colloqui telefonici Francesco e Zelensky erano stati diversi. Il primo già il 26 febbraio, a pochi giorni dallo scoppio del conflitto, il secondo invece un mese dopo, il 22 marzo 2022, a margine del collegamento del presidente ucraino e il parlamento italiano. In quella occasione Zelensky spiegava di avere riportato al Papa la difficoltà della situazione umanitaria nel Paese da lui guidato, esponendo le principali criticità, e nel contempo esprimeva su Twitter gratitudine a Bergoglio per la sua voce libera e desiderosa della pace, nonché per le preghiere sue e di tutti i cattolici. L’ultima telefonata, invece, risaliva ormai all’agosto 2022, dopo i numerosi appelli alla pace del Pontefice.
L’impegno di Francesco per la pace e il tentativo di Mosca di minimizzare
Appelli e tentativi simbolici di fraternità non sempre ben compresi, come in occasione della Via Crucis al Colosseo con due donne della stessa nazionalità sotto la croce, o le parole nell’Angelus del 3 ottobre 2022 in cui il Papa si rivolse direttamente sia a Putin che a Zelensky. Oppure, da ultime, le sue parole sulla “missione di pace” che sarebbe in corso per mano della Santa sede, di cui però sia russi che ucraini si sono detti, almeno in apparenza, non informati.
Di fatto, se non ci sono piani di pace da parte della Santa Sede, un tentativo di mediazione concreta e “sul campo” c’è ormai senz’altro, e da ora in poi assolutamente visibile. Le foto di oggi testimoniano infatti un vero e proprio accreditamento da parte degli ucraini, nella speranza che Bergoglio possa riuscire a fare trovare un accordo tra le due parti. Nonostante la massima riservatezza vaticana su quanto si è affermato durante l’incontro, è chiaro che rappresenta una parte integrante della stessa missione diplomatica vaticana, a favore della pace.
Come anche la notizia rivelata negli scorsi giorni dal Messaggero, in cui si svelava che Bergoglio avrebbe consegnato negli scorsi giorni all’ambasciatore russo presso la Santa Sede, Alexander Avdeev, una lettera direttamente per Putin, dopo avere anche incontrato l’ungherese Orban, un altro possibile anello di congiunzione con Mosca. Che nel frattempo finge di snobbare o minimizzare quanto avvenuto oggi. L’agenzia russa Tass, infatti, ha scritto che, a loro avviso, incontro non era nemmeno legato alla missione di pace, citando “una fonte vaticana”. Diversa, evidentemente, dai canali ufficiali della Santa Sede, che gridano tutt’altro.