Il numero uno al mondo del tennis al CorSera spiega il rapporto con due mostri sacri e quanto è cresciuto grazie anche loro
Una vita nel tennis, correre da una parte e dall’altra del campo senza mai fermarsi e cercando di restare sempre vigile e sul pezzo. Sin da bambino, per poi diventare un fuoriclasse del tennis. Per lui una missione sin da piccolo, cercando di diventare un esempio per i fratelli e una piccola grande responsabilità nei confronti dei suoi genitori che dopo la guerra hanno dovuto indebitarsi per farlo giocare e puntare tutto su di lui e sul suo talento. “Con la guerra avevamo perso tutto, anche la pizzeria. Mi fece vedere un biglietto da dieci marchi e disse: questo è tutto quanto ci resta. La retta della scuola che aveva aperto in Baviera Niki Pilic, l’ex campione cui ero stato segnalato da Jelena, ne costava cinquemila al mese. Mio padre lo fece per farmi capire che avevo una responsabilità. Andò dagli strozzini. Criminali. La Serbia al tempo dell’embargo era un posto pericoloso. Gli chiesero un interesse del 12,5 per cento. Poi aggiunsero: hai fretta? Sì? Allora facciamo il 15. Anche mia mamma ha lavorato tanto, ha sofferto tanto“.
Nole cresce, diventa sempre più forte fino a diventare numero uno al mondo e ad essere anche un burlone, tanto che imita nel vero senso della parola tutti i suoi colleghi, facendone delle vere caricature. Una cosa che fa impazzire i fan e anche i suoi colleghi tennisti. “Federer mi ha chiesto di non fare più le imitazioni? No, non me l’ha chiesto e io non ho smesso con le imitazioni, quest’anno al Montecarlo Players Show ho fatto Andy Murray, Medvedev e il rapper Snoop Dogg. Non ho mai imitato qualcuno per offenderlo ma per divertirmi; tipo “Scherzi a parte”. E poi me lo chiedevano, come Lea Pericoli a Roma nel 2009 davanti a Nadal: feci l’imitazione di Rafa perché aveva vinto lui; se avessi vinto io non l’avrei mai fatta, avrei pensato: se lo imito dopo che l’ho battuto, Rafa mi ammazza…”.
“Con Roger non siamo mai stati amici, mentre con Rafa abbiamo cominciato ma poi con lui è impossibile”
Nella sua lunga carriera, Djokovic ha incontrato tanti campioni, ma due su tutti sono stati fenomenali, come Nadal e Federer e se il serbo è diventato quello che è diventato, gran parte del merito vero il suo rapporto con Federer? “Io e Roger? Non siamo mai stati amici, tra rivali non è possibile; ma non siamo mai stati nemici. Ho sempre avuto rispetto per Federer, è stato uno dei più grandi di tutti i tempi. Ha avuto un impatto straordinario, ma non sono mai stato vicino a lui“. E invece con Nadal le cose come sono andate, visto che si parla di un inizio di amicizia e poi nulla più: “No. Nadal ha solo un anno più di me, siamo tutti e due dei Gemelli, all’inizio siamo anche andati a cena insieme, due volte. Ma anche con lui l’amicizia è impossibile. L’ho sempre stimato e ammirato moltissimo. Grazie a lui e a Federer sono cresciuto e sono diventato quello che sono. Questo ci unirà per sempre; perciò provo gratitudine nei loro confronti. Nadal è una parte della mia vita, negli ultimi quindici anni ho visto più lui della mia mamma…“.
Djokovic è diventato il numero uno al mondo anche perché famoso per la sua forza mentale, tanto che lui stesso osserva: “I pensieri negativi non vanno respinti, ma accolti e lasciati passare”. In Italia Nole è amato tantissimo, mentre da altre parti non proprio, tanto che spesso quando si trovava davanti contro Nadal o Federer, aveva sistematicamente il tifo contro, una cosa che Djokovic non ha mai potuto sopportare. Il massimo fu la finale di Wimbledon 2019, dove al quinto set annullò a Federer due match-point sul suo servizio. “E alla fine ho detto che il pubblico urlava Roger-Roger e dentro di me il grido diventava Novak-Novak. Quella finale è stata una delle due partite della vita». E l’altra, guarda caso, è contro Nadal: “La finale del 2012 in Australia con Nadal: una battaglia fisica, durata quasi sei ore. Nella maggioranza dei tornei, quando giocavo contro Federer e contro Nadal, il pubblico era contro di me. Mi dicevo: devi sviluppare la forza dentro la tua testa, se no non vinci mai. Ma non è una cosa facile, trasformare il tifo contrario in energia. Non è che funziona sempre. Come diceva Michael Jordan: ho fallito, ho fallito, ho fallito; e ho vinto»