Caso Djokovic, la Serbia non ci sta: che accuse all’Australia

La Serbia accusa duramente l’Australia: parole destinate ad alimentare il caos sul caso Djokovic e le tensioni fra le due nazioni.

Vicenda chiusa? Neanche per sogno. Gli Australian Open sono iniziati senza la stella, il numero uno, rimasto incastrato in un cortocircuito di errori, ritardi, ribaltoni e accuse che non sono ancora finite.

Novak Djokovic ©Getty Images
Novak Djokovic ©Getty Images

L’ultima arriva da una figura molto autorevole, e racchiude le sensazioni del serbo e dello staff, ma più in generale di tutta una nazione prima col fiato sospeso, poi appesa ad un filo che ha buttato giù il numero 1 del mondo dal tabellone.

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“Irrispettosi” è il termine utilizzato, e alimenterà le tensioni fra la Serbia e l’Australia, ora con la bocca cucita e con il sostegno già della Francia, pronta a riservare al tennista lo stesso secco rifiuto incassato per l’Australian Open.

Dalla Serbia accuse pesanti all’Australia: l’ambasciatore chiarisce gli errori sulla vicenda Djokovic

Novak Djokovic
Il numero uno del mondo incassa il sostegno della Serbia (Getty Images)

L’ultima accusa all’Australia arriva proprio dall’ambasciatore serbo nel paese che ha privato Djokovic della possibilità di giocare. Parole destinate ad alimentare le tensioni e il sentimento di una nazione intera, scossa dal rifiuto e soprattutto dal trattamento riservato a Nole.

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“Una volta emersi i problemi con il visto – afferma il diplomatico – è dovuto restare bloccato per quasi due settimane nell’incertezza dell’esito della decisione definitiva da parte delle autorità australiane. Sarebbe stato più logico se non gli fosse stato concesso il visto fin da subito. Nole lo ha ricevuto – osserva –, ed è stato invitato dalla federazione, altrimenti non si sarebbe recato per affrontare il torneo. Non hanno espresso una posizione chiara, gli hanno riservato un trattamento inammissibile, irrispettoso, che si è tradotto in un linciaggio mediatico. Parliamo di uno degli atleti più grandi della storia dello sport”. L’Australia intanto tace, ma una risposta potrebbe presto arrivare.

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