Una ragazza aveva mosso l’accusa a due coetanei con i quali viveva insieme durante il lockdown. La sentenza ha aperto il dibattito
Nel corso del lockdown, un caso di presunta violenza sessuale di gruppo è stato portato in tribunale, coinvolgendo due giovani di Rimini. Tuttavia, dopo un processo attento, entrambi gli imputati sono stati assolti dalla giudice Raffaella Ceccarelli con formula piena, poiché il fatto non costituiva un reato e non sussistevano prove sufficienti a incriminarli. L‘accusa era stata mossa da una ragazza coetanea dei due giovani, che era fidanzata con un amico di entrambi. Gli eventi risalgono alla primavera del 2020, quando i quattro giovani, tra i 19 e i 21 anni, avevano deciso di vivere insieme in un appartamento messo a disposizione dalle famiglie.
Dopo il termine del lockdown, nel luglio dello stesso anno, la ragazza si era presentata alla questura per denunciare il 21enne e il 19enne. Secondo quanto riferito alle autorità, dopo una notte di festeggiamenti e alcol, la giovane si sarebbe addormentata seminuda sul letto. È in quel momento che, stando alla sua testimonianza, i due imputati avrebbero approfittato del suo stato di incoscienza per compiere abusi sessuali, registrando il tutto con uno smartphone. Successivamente, la ragazza avrebbe scoperto il video incriminante sul telefono di uno dei ragazzi e deciso di consegnarlo agli investigatori.
L’analisi dei video e la decisione del giudice
In seguito alla denuncia, i telefoni dei giovani sono stati sequestrati e analizzati da esperti informatici, i quali hanno escluso qualsiasi diffusione del video ad altre persone oltre ai proprietari dei dispositivi. Inoltre, ulteriori indagini hanno rivelato che il video presentato alla polizia era stato modificato, eliminando l’audio. Sulla base delle prove raccolte durante l’indagine, la Procura di Rimini ha richiesto l’archiviazione delle accuse contro i giovani di Rimini. Questi ultimi, dal canto loro, hanno sempre sostenuto che, sebbene si siano verificati atti sessuali nell’appartamento, questi sono stati consensuali e non contro la volontà delle persone coinvolte.
L’avvocato della ragazza, Giordano Varliero, si è opposto all’archiviazione, e il giudice per le indagini preliminari ha deciso di procedere con l’imputazione coatta. In seguito, gli avvocati della difesa hanno optato per un rito abbreviato, subordinato alla presentazione di un altro video, che, secondo loro, avrebbe dimostrato la relazione di fiducia esistente tra i giovani coinvolti nel video e la ragazza che avevano scelto di condividere la quarantena nella stessa casa. Dopo un’attenta valutazione delle prove e degli argomenti presentati dalle parti coinvolte, la giudice Ceccarelli ha emesso un’assoluzione piena per entrambi gli imputati. Il caso ha sollevato dibattiti sulla delicatezza delle situazioni legate alle accuse di violenza sessuale e ha messo in luce l’importanza di una valutazione accurata delle prove prima di trarre conclusioni definitive.