L’Autority delle Comunicazioni ha deciso di smantellare tutte le cabine esistenti. Il dossier tra ricordi e scorci di un’Italia che oggi non esiste più
“Quanti ricordi legati alle cabine telefoniche. Con questa decisione se ne va ufficialmente una parte della mia infanzia”. Valentina ha 42 anni ed è una delle tante ragazze colpite dalla decisione dell’Autority delle Comunicazioni, di smantellare le cabine telefoniche in tutto il territorio nazionale. Le oltre 16.000 postazioni pubbliche che erano disseminate sulle strade delle nostre città, verranno rimosse in modo definitivo. E’ stato stabilito infatti che la Tim non ha più l’obbligo di garantire il servizio pubblico e può quindi cominciare a smantellarlo. Rimarranno solo negli Ospedali e in alcuni rifugi di montagna, dove la linea telefonica non arriva.
Una volta la cabina telefonica era la panacea di tutti i mali. Senza i telefoni cellulari e di fronte alla necessità di chiamare un amico, un parente, o una persona con la quale era impossibile dialogare attraverso il telefono di casa, le cabine rappresentavano una soluzione fantastica. “Era il modo per poter telefonare ai miei fidanzatini – continua Valentina – e non farmi sentire dai miei genitori. Non esistevano cellulari, Whatsapp o Skype. L’unico modo per avere un pò di privacy era uscire, spesso di nascosto, raggiungere la prima cabina, chiudersi dentro e telefonare. Sembrava aver raggiunto una libertà incredibile”.
Ma le cabine telefoniche non servivano solo per evitare di essere ascoltati. “Qualche anno fa – confida Adriana, settantacinquenne che vive in Abruzzo – non c’erano le tariffe di oggi. Telefonare a qualche parente lontano, voleva dire rischiare di ritrovarsi in bolletta delle cifre assurde. Io, quando dovevo parlare con mio fratello in Sicilia, o con mio figlio che era a Roma, preferivo recarmi alla cabina del telefono. Così tenevo sotto osservazione la spesa della chiamata”. Le cabine erano situate ovunque. “Nel mio paese – continua Adriana – c’era la piazza centrale dove era stata allestita una sala con una decina di cabine telefoniche. Una accanto all’altra. Ed erano sempre piene”.
Anna, quarantatre anni da compiere tra pochi giorni, non solo era solita chiamare dalla cabina che si trovava sotto casa, ma aveva anche un hobbies: “Avevo una collezione clamorosa di schede telefoniche: Le acquistavo, le scambiavo come doppioni di figurine e spesso, non mi vergogno a ricordarlo, le andavo a prendere anche vicino alle cabine, quando qualcuno le buttava. Erano da 5.000 Lire o da 10.000 Lire e cambiavano continuamente. Ricordo ancora quelle create per i Mondiali di calcio. Erano coloratissime”. Marco, che sta per compiere 50 anni, guarda alla scelta della Tim, come ad un normale cambiamento dei tempi. “Io personalmente sono almeno venti anni che non telefono più dalle cabine. L’ho usate tantissimo. Ma oggi è chiaro che non servono più a nulla”.
“Io, mia nonna e quei giochi insieme”
Luca, 54enne che vive a Roma, ricorderà per sempre i momenti passati con sua nonna. “Facevamo delle lunghissime passeggiate per il quartiere e incrociavamo spesso delle cabine telefoniche. Ci divertivamo ad entrare e a cercare se erano rimasti incastrati dei soldi spicci. Spesso pigiavamo il tasto che serviva per recuperare il resto e magicamente spuntavano 200 o 500 Lire. Andavamo subito al bar a facevamo colazione o merenda. Non era tanto l’aspetto economico. Era la sensazione di aver vinto la lotteria. Prima quando passavo davanti alle cabine, mi veniva sempre in mente mia nonna. Ora non sarà più così…”.