Lorenzo Riggi in esclusiva ai nostri microfoni: “Medvedev continua a rappresentare l’ala più dura nel rapporto con l’Occidente. Su Putin…”.
Ancora una volta Medvedev è ritornato a parlare della guerra ipotizzando una durata ancora per molti anni. La nostra redazione ha contattato Lorenzo Riggi, responsabile desk Russia del centro studi Geopolitica.info, per commentare le parole di uno degli uomini più vicini a Putin.
Lorenzo, partiamo dalle parole di Medvedev. Ha detto che la guerra potrebbe durare un decennio. Previsione reale o no?
“Bisogna dire che sin dall’inizio del conflitto Medvedev ha rappresentato l’ala più dura nel rapporto con l’Occidente. Una posizione a sorpresa considerando i segnali di apertura che ci sono stati da parte sua tra il 2008 e il 2012. Sicuramente una guerra simile potrebbe durare un decennio, ma in questo caso non ci sono le condizioni. La Russia difficilmente riuscirebbe a sostenere un conflitto tanto lungo e l’Occidente non penso che aiuterà l’Ucraina per molti anni. Quindi non credo che alla fine si arriverà a tempistiche simili“.
Riggi: “In Ucraina si continua a combattere una guerra di posizione”
In Ucraina ancora oggi si combatte una guerra di posizione?
“Assolutamente sì e penso che assisteremo ad una fase di stallo ancora per diversi mesi. Da parte russa l’obiettivo principale è quello di mettere in sicurezza Bakhmut. Per l’Ucraina c’è la grande incognita della controffensiva. Molto probabilmente, come anticipato da Zelensky, arriverà alla fine dell’estate. E questo passaggio per Kiev potrebbe essere decisivo“.
In Russia si avvicinano le elezioni. Queste potrebbero portare ad un passo indietro di Putin sulla guerra?
“Sinceramente non credo. In Russia le elezioni sono una sorta di formalità. La questione fondamentale è capire quale livello di consenso si riesce a raggiungere. Storicamente l’obiettivo è stato quello di avere il 50% di presenze sul 75% di affluenza“.
In caso di flop alle elezioni, si potrebbe avere una politica diversa da parte di Putin o magari un suo ritiro?
“La seconda opzione la scarterei. In Russia negli ultimi anni un problema cruciale è stato sempre la sua successione. Al momento non sono presenti figure che possano sostituire il leader del Cremlino. Potrebbe essere più probabile un cambio all’interno della Federazione. Ma non penso che cambierà la guerra“.
Al Cremlino continuano ad esserci divisioni?
“Io credo che all’interno del Cremlino ci sia uno scontro che non riusciamo a vedere. Il fatto stesso che il padron del gruppo Wagner possa criticare la leadership politico-militare significa che non c’è unità nel cerchio magico. Putin sta provando a mantenere un equilibrio, ma non è facile“.
Cosa potrebbe succedere in caso di una rottura di questo equilibrio?
“Se l’equilibrio dovesse collassare, la situazione sarebbe molto complessa. Da un lato ci sarebbero due scelte per la guerra: congelare il conflitto, l’ipotesi più probabile, oppure ritirarsi. Internamente il quadro sarebbe molto più complicato perché diversi attori principali si stanno armando. E’ un pericolo remoto, ma è un fatto che pesa e che potrebbe portare ad uno scontro politico interno“.