Marco Strano, criminologo di fama mondiale, in esclusiva ai nostri microfoni: “Le possibilità che la bambina non torni più a casa sono alte. Ecco perchè…”
La scomparsa della piccola Kata, la bimba di cinque anni che da sabato scorso ha fatto perdere le sue tracce a Firenze, continua a destare preoccupazioni e a far registrare colpi di scena a non finire. L’ultimo riguarda un possibile avvistamento a Bologna, in compagnia di una donna. La vicenda è ancora oggi avvolta nel mistero. “Si tratta di una storia ricca di incongruenze. Gli atteggiamenti della madre poi, mi lasciano perplesso”, dichiara in esclusiva ai nostri microfoni il criminologo Marco Strano.
La bambina è scomparsa dall‘hotel Astor, in disuso da anni e occupato da numerose famiglie, nel pomeriggio di sabato. La procura ha interrotto le ricerche dedicate alle persone scomparse, per concentrarsi sulla pista del sequestro di persona. “Questa bambina appartiene ad una famiglia multi problematica: il padre è in carcere, vive in un contesto critico e fortemente degradato, in uno stabile occupato e con la presenza di personaggi di varia natura. E’ esposta a dei rischi che i bambini della sua età normalmente non hanno e che si sviluppano invece in quell’ambiente. Dalla prostituzione minorile al rischio di assunzioni di droghe, alla tratta di organi. Viveva situazioni molto più complicate rispetto a quelle che generalmente vengono vissute dalle sue coetanee”, dichiara Strano, poliziotto in pensione e attualmente consulente del CSU Fullerton Police Department.
“In uno scenario di quel genere le possibilità di allontanamento, sottrazione, di morte o sparizioni si moltiplicano, perchè sono legati a tanti fattori contemporaneamente. Ambienti degradati di quel genere sono luoghi in cui i bambini sono esposti a rischi generali”, continua il criminologo, che poi punta il dito su alcune incongruenze. “Ci sono dei comportamenti anomali, che non mi tornano. Uno dei quali è il tentativo di suicidio che c’è stato ieri”. La mamma di Kata, ha ingerito della candeggina. “Perchè si tratta di un comportamento anomalo? La madre, quando c’è la sparizione di un figlio generalmente si attiva per le ricerche, nella speranza di poterlo recuperare. Si tratta di un comportamento “etologico” comune anche agli animali. Un comportamento suicidiario di una madre, in una situazione del genere, è anomalo: invece di essere attiva nell’attività di ricerca, ha reagito tentando il suicidio. Un comportamento autodistruttivo della madre risulta anomalo. Soprattutto di una madre giovane, in forza, che potrebbe dare il suo contributo. Soprattutto a pochi giorni dalla scomparsa, quando esistono ancora possibilità oggettive di ritrovarla. Fossero passati dei mesi, sarebbe subentrato lo sconforto e un comportamento del genere sarebbe stato anche giustificabile. Ma ora, no”.
Il gesto della mamma di Kata e le incongruenze
Cosa si nasconde quindi dietro il gesto di Kathrina, la madre della piccola Kata? “E’ una cosa che non mi torna. Si potrebbe pensare che, se una madre intraprende un comportamento autodistruttivo, è perchè in qualche modo sa che le possibilità di recupero della bambina non ci sono. O perchè si è resa conto che esiste il rischio che possa essere scoperta una sua responsabilità nella sparizione della bambina”, dichiara Strano. L’opinione pubblica si sta interessando con passione a questa vicenda. Qualcuno teme che possano ripetersi situazioni simili a quelle già vissute in passato, con sparizioni che non hanno trovato una soluzione. “Io escluderei l’ipotesi che possa essere un rapimento con finalità estorsiva. In quel caso ci sarebbero grandi possibilità di recuperare l’ostaggio, che avrebbe un valore come contropartita. Ma in questo caso la famiglia è nullatenente, ha contatti con il mondo della criminalità. Purtroppo credo che ci possano essere forti possibilità che la bimba non torni più a casa. Se è stata presa da qualcuno è stata presa per motivi diversi dalla richiesta di riscatto: e si tratta di tutte ipotesi terribili. Dal traffico di organi, alla vendetta nei confronti della famiglia per finalità criminali. Tutte situazioni per le quali la possibilità che un ostaggio torni a casa sono estremamente remote. Parlando in termini teorici e statistici, le percentuali che un ostaggio, che vive in questa situazione, torni a casa, sono estremamente remote”.
Ma esistono anche altre ipotesi. “L’esperienza di Ciccio e Tore in Puglia ci dice una cosa. I bambini si mettono spesso in situazioni pericolose: si allontanano, si vanno ad infilare in situazioni particolari. Una bambina con scarso controllo, che usciva quando voleva e che andava in città, poteva andare incontro a situazioni pericolose: tombini, scantinati, cantieri aperti. Non stiamo parlando di bambini sotto il controllo di genitori o di baby sitter. Un altro grosso fronte è che questa bambina si sia andata ad infilare in qualche luogo. Tutte ipotesi che al momento non possono essere escluse”.