L’ex procuratore ha affondato il colpo, rischiando di vanificare la mediazione di Palazzo Chigi. Così la premier pensa a nuovi interventi
La sensazione, riportata da La Stampa, è che Giorgia Meloni sia irritata nei confronti del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, richiamato al suo ruolo istituzionale. La discussione sulla giustizia in Italia sembra aver ripreso i contorni del passato, con la presenza di magistrati coinvolti in questioni politiche. Questa situazione non è ciò che la leader di Fratelli d’Italia aveva in mente, e una parte della colpa ricade proprio su Nordio, secondo quanto viene analizzato a Palazzo Chigi.
L’obiettivo del governo è riformare il sistema giudiziario, evitando però una guerra tra il potere esecutivo e le procure, magari cercando di coinvolgere sia il mondo della magistratura che l’opposizione politica. Questa strategia sembrava procedere in modo positivo, ma adesso ci si ritrova catapultati nella situazione degli anni berlusconiani, con dichiarazioni pubbliche da parte dei magistrati, appelli sui giornali e una reazione politica che rivendica la propria autonomia. Secondo quanto afferma Fratelli d’Italia, questo clima è stato alimentato, forse anche intenzionalmente, da Nordio. Le parole durissime pronunciate dal ministro della Giustizia a Taormina, come risposta alle critiche dell’Associazione nazionale magistrati, hanno dato il via a uno scontro aperto che nessuno all’interno di Fratelli d’Italia desiderava. Inoltre, le misure contenute nel disegno di legge illustrato la scorsa settimana sono considerate molto timide anche dagli esponenti del centrodestra.
Clima di tensione
Non si può apertamente screditare il ministro, che è stato fortemente voluto e scelto da Meloni stessa, ma uno dei principali esponenti del partito si distanzia nettamente dalle sue posizioni e afferma che “quello che dice Nordio è una follia. Lui non si rende conto che anche quando parla a un festival è pur sempre il ministro“. Questo clima di tensione rallenterà ulteriormente l’iter della riforma sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, un obiettivo storico di Forza Italia che è incluso nel programma di governo del centrodestra. Tuttavia, essendo necessaria una modifica costituzionale, richiederà più tempo.
Fratelli d’Italia non intende accelerare per evitare ulteriori traumi, una strategia che i berlusconiani hanno già compreso da tempo e promettono di combattere. La rabbia nei confronti dell’ex procuratore aggiunto di Venezia è grande, soprattutto perché Fdi ha condotto un dialogo costante con le diverse anime della magistratura negli ultimi mesi, cercando di mediare tra le varie posizioni. Questa mediazione ha coinvolto anche Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario in via Arenula e fedelissimo di Meloni, e Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio ed ex magistrato. Secondo quanto spiegato dai membri del partito della premier, ascoltare le istanze dei giudici e dell’avvocatura ha portato a un risultato positivo: la divisione dell’associazione dei magistrati, isolando di fatto l’ANM. Questo rappresenta la differenza rispetto alle guerre berlusconiane, che avevano invece contribuito a compattare la categoria. Tuttavia, Nordio rischia ora di far tornare indietro questa situazione.