Lo scorso 17 marzo la Corte Penali Internazionale aveva emesso un mandato di arresto nei confronti di Putin, ma la Russia non l’ha mai riconosciuta
Ci risiamo. Ora è ufficiale con tutti i crismi. E la notizia arriva direttamente dalla Russia, nel senso che a diffonderla è l‘agenzia russa semi-governativa Tass. Già perché il giudice italiano Rosario Salvatore Aitala è ora ufficialmente diventato un ricercato per Mosca. La Russia, su indicazione di una commissione di giudici nominati dal governo, e su spinta di Vladimir Putin, ha inserito il giudice italiano, membro della Corte penale internazionale dell’Aia, nel database delle persone ricercate del suo ministero dell’Interno.
Motivo? Aitala è uno dei giudici firmatari del mandato di arresto emesso nei confronti di Vladimir Putin. La notizia era nell’aria da tempo, ma non era ancora ufficiale. E’ da un paio di mesi che i russi stavano lavorando a questo documento, ma alcuni giudici non avevano ancora emesso il dispositivo internazionale ed ufficiale. L’agenzia di stampa russa Tass ha scritto una nota ufficiale apposita e differenziata per tutti i giudici e questo è il testo: “Rosario Salvatore Aitala è ricercato ai sensi di un articolo del codice penale” senza però specificare le accuse a suo carico.
Il mandato d’arresto della Corte ha mandato Putin su tutte le furie
Il comitato investigativo russo, composta a sua volta da giudici nominati da Putin con lo scopo di indagare se i giudici dell’Aia avessero compiuto qualche irregolarità nell’emettere il mandato di cattura internazionale per Putin stesso, hanno presentato accuse ai sensi degli articoli del codice penale che prevedono la “detenzione illegale di una persona” ma anche “il complotto per attaccare un funzionario governativo straniero che detiene lo status di persona protetta a livello internazionale“.
Il 17 marzo, la Corte Penale Internazionale aveva emesso un mandato di arresto internazionale per Putin e per la commissaria russa per i diritti dei bambini Maria Lvova-Belova con la pesante accusa di deportazione illegale di bambini ucraini. E anche qui con documenti e prove pesantissime, anche perché tanti genitori si sono rivolti proprio all’Aia e all’Alta Corte Europea per far valere i loro diritti. Ma la giurisdizione della Cpi da Mosca non è riconosciuta la Russia sostiene che le azioni e tutti i documenti emessi dalla Corte siano illegittimi. Ecco spiegato il documento contro Aitala.