Fulvio Filace, il ricordo di chi ha avuto l’onore di conoscerlo: il 25enne, laureando in Ingegneria meccanica, purtroppo non ce l’ha fatta
Tutti ci avevano sperato che qualcosa potesse cambiare. I medici erano cautamente ottimisti sulle sue condizioni di salute. Le stesse che, però, nel cuore della notte sono andate sempre di più ad aggravarsi. Fino a quando non è arrivata la tragica notizia: purtroppo anche Fulvio Filace non ce l’ha fatta. Anche lui (insieme alla ricercatrice del CNR Maria Vittoria Prati) si trovava in quella maledetta vettura. Una Polo Volkswagen Tdi di quinta generazione esplosa meno di una settimana fa, venerdì 23 giugno, sula Tangenziale di Napoli. La Procura della Repubblica di Napoli, nel frattempo, sta continuando a fare le proprie indagini. Perché sono tante, forse anche troppe, le domande a cui non si ha una risposta.
Questo articolo sarà molto diverso da tutti gli altri. Chi vi scrive è una persona che ha avuto il piacere di conoscerlo. Anzi, permettetemi, l’onore. Avete presente quando si dice “Era proprio un bravo ragazzo, educato, un pezzo di pane” e tutto il resto? Bene, Fulvio era proprio così e meritava tutti i complimenti di questo mondo. Un ragazzo d’oro (nel vero senso della parola), educatissimo ed alla mano. Solamente chi ha avuto la fortuna di averlo conosciuto e di averlo avuto come amico ne può parlare. Ed il sottoscritto ne è assolutamente fiero ed, allo stesso tempo, fortunato.
Fulvio Filace, il piacere di chi gli è stato amico
Mai una parola fuori posto. Educatissimo al massimo. Anzi, a dire il vero quasi fuori dal comune. Fulvio si faceva voler bene. Bastava una semplice chiacchierata e subito si entrava in sintonia con lui. Come se lo si conoscesse da una vita. Sui social network i suoi amici lo ricordano ed, allo stesso tempo, ancora non ci credono che Fulvio non sia in questo mondo. Tutti ci avevano sperato che potesse riprendersi. Sempre su Facebook, Instagram e altri social era partita una campagna di sostegno nei suoi confronti: recarsi all’ospedale ‘Cardarelli‘ di Napoli per donare il sangue. Poteva andare bene qualsiasi tipo di gruppo sanguigno. Purtroppo non è bastato. E’ stato fatto il massimo, ma a quanto pare il massimo non è bastato.
Il sottoscritto (non lo nego) è ancora sotto shock per aver appreso questa notizia. Però un pensiero rivolto al mio amico Fulvio era doveroso. Ci eravamo incontrati sempre al solito posto, in palestra, proprio dove ci siamo conosciuti: due giorni prima di quel maledetto e terribile incidente. Un doppio saluto: iniziale e quello finale. Difficilmente lo potrò dimenticare. Ci sarebbero tanti aneddoti, episodi simpatici e molto altro che lo riguardano. Sempre disponibile, non si tirava mai indietro, non diceva mai di “no”. Tanto è vero che, tra noi, era partita una gara a chi “salutava” per primo: e vinceva sempre lui. Il suo sogno di lavorare in Ferrari, i suoi progetti, le sue ambizioni e speranze tutti andati in frantumi. Gli avevo fatto una promessa in palestra: purtroppo non la potrò realizzare.
La cosa sicura è che continuerà a rimanere nel mio cuore ed a tutti quelli che gli hanno voluto bene e che hanno tifato affinché potesse svegliarsi dal coma. Una cosa è certa: in molti continueranno a chiedere giustizia su quanto è accaduto. La Procura farà sicuramente la sua parte e rivelerà le risposte che non sono state ancora date. Troppo silenzio da parte di chi potrebbe sapere qualcosa su questo assurdo incidente. Le più sentite condoglianze da parte di tutta la redazione di ‘Notizie.com‘ alla famiglia di Fulvio: al padre Salvatore, alla madre Maria Rosaria ed alle sue sorelle Alessandra ed Eleonora. Ed invece un addio da parte del sottoscritto che non lo potrà mai dimenticare. “Ciao Fù“, “Ue uagliò“. Riposa in pace, amico mio.
Cristiano