Sette morti palestinesi durante la notte a causa di un raid aereo delle forze delle difesa di Israele nella città di Jenin.
Si intensificano le tensioni tra israeliani e palestinesi, a causa di un raid areo sul campo profughi di Jenin, condotto dalle Forze della difesa di Israele (Idf) durante la notte.
A scatenare l’intervento israeliano, sono state numerose presenze terroriste in Cisgiordania. L’operazione si è protratta per ore fino a questa mattina e, secondo gli aggiornamenti dell’Idf, sarebbero sette i presunti terroristi morti.
Colpito un’obiettivo sensibile
Il ministero della Sanità dell’Autorità nazionale palestinese ha registrato decine di feriti, dovuti agli attacchi aerei e all’intervento parallelo delle forze di terra israeliane, che sarebbero subentrate poco dopo l’inizio dei bombardamenti. Un attacco simultaneo, utile a concretizzare un “ampio sforzo antiterrorismo in tutta la città e nel campo profughi di Jenin” da parte dell’Idf. A quanto emerge da una dichiarazione dell’Idf e dello Shin Bet, a Jenin era presente una delle basi operative più attive e importanti dei palestinesi. Difatti, il quartier generale palestinese colpito da un missile, almeno secondo i comunicati dell’Idf, fungeva da base militare, essenod un luogo di ritrovo per i terroristi, un punto di osservazione, il fulcro comunicativo per gli agenti e un deposito di ordigni esplosivi e armi.
Un obiettivo sensibile sia per la sua importanza, ma anche per la posizione geografica, dato che a pochi metri sono situati due scuole e un ospedale. Dalle prime ricostruzioni, pare che il missile abbia svolto “il suo lavoro”, colpendo soltanto l’obiettivo prefissato, senza vittime collaterali. Le ricerche dei corpi sono ancora in corso, per via del gran numero di macerie. Queste le parole di Nabil Abu Rudeinah, il portavoce del presidente palestinese Abu Mazen: “Ciò che il governo di occupazione israeliano sta facendo a Jenin è un nuovo crimine di guerra contro il nostro popolo indifeso. Invitiamo la comunità internazionale a rompere il suo vergognoso silenzio e ad agire seriamente per costringere Israele a fermare la sua aggressione”.