In un’intervista al Corriere della Sera, Lucio Malan ha commentato le numerose vicende giudiziarie che stanno investendo il governo di centrodestra
Le numerose vicende giudiziarie che stanno investendo il governo di centrodestra hanno preoccupato molti politici di questa area politica e, adesso, l’opposizione accusa la maggioranza di aver reagito a questo supposto accanimento, con l’annuncio di una riforma alla giustizia.
Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia in Senato, ha smentito categoricamente le accuse dell’opposizione, ricordando che la riforma della giustizia era un punto del programma della Meloni da svariati mesi.
Una riforma giudiziaria era già prevista
Oltre a difendere il proprio partito dalle insinuazioni dell’opposizione, Malan si è comunque detto perplesso rispetto alla coincidenza di questi processi: “Diciamo che posso constatare alcune strane tempistiche. Quando FI era primo partito, le accuse si concentravano su Berlusconi in primo luogo. Poi c’è stato il periodo in cui era fortissima la Lega e a Sałvini, per decisioni prese nel suo rụolo di ministro, è stato imputato addirittura il sequestro di persona. Ora tocca a Fdl, primo partito, avere inchieste su ministri, sottosegretari. Anche il secondo governo Prodi cadde per una situazione giudiziaria, che coinvolse Mastella. E in generale, lo stesso Renzi fu colpito attraverso i suoi genitori, assolti ora in Cassazione”.
Secondo l’associazione nazionale magistrati, i giudici difendono banalmente la Costituzione, ma Malan replica: “Ma la Costituzione prevede che la maggioranza faccia le leggi e i giudici le applichino. E noi riteniamo che la separazione delle carriere sia una garanzia per tutti, per chi alla legge è sottoposto e per chi la amministra. La riforma va fatta, perché ce lo dicono i numeri, la storia, i 1.000 casi all’anno di persone incarcerate e poi trovate innocenti o le decisioni opposte di tribunali su casi analoghi, il che non dà la certezza del diritto e danneggia perfino la nostra economia, scoraggiando gli investimenti”.
Nell’intervista, viene domandato al capogruppo di Fratelli d’Italia, perché nella riforma proposta ci siano anche la revisione dell’avviso di garanzia (che ha coinvolto il ministro del turismo Daniel Santanchè) e la contestazione dell’imputazione coatta (per la quale peserebbe la vicenda del sottosegretario Delmastro), che sembrerebbero provvedimenti inseriti in risposta ai guai giudiziari subiti dai propri politici interni al governo: “Poniamo anche che siano coincidenze: il fatto che un avviso arrivi non si sa come a un giornale e, poi, al ministro interessato solo qualche minuto dopo che ha parlato in Parlamento, è una cosa normale? O c’è qualcosa che va cambiato, a tutela dell’indagato? E sul caso Delmastro: una sentenza della Corte costituzionale del ’91 stabilisce che solo per macroscopiche ed eccezionali “sviste” di un pm il gip può formulare l’imputazione. un caso talmente raro che praticamente nelle rilevazioni del ministero non compare. Qui si applica a un sottosegretario alla Giustizia che ha parlato di fatti praticamente già noti: c’è un problema o no?”, risponde prontamente Malan.
Sul caso La Russa
Alla domanda sul caso La Russa e se questo potrebbe essere stato causato da un accanimento complottistico, Malan ribatte: “Ovviamente qui la questione è molto diversa. Peraltro non riguarda il presidente del Senato, né personalmente né nella sua funzione istituzionale, ma suo figlio. la sua è stata una reazione da padre, che crede al figlio e non a un’altra persona. stato trascinato dal cuore”. E quando viene ricordato al capogruppo la vicenda del figlio di Grillo e gli attacchi subiti dal fondatore del Movimento 5 Stelle, Malan conclude: “Sinceramente non ricordo particolari attacchi… In ogni caso, quando il processo si concluderà, eventualmente sarà il figlio a vedersi attribuire certe responsabilità, non il padre. Questo vale per tutti”.