Decine di lavoratori extracomunitari sarebbero stati reclutati per lavori forzati nei campi. Sei indagati e otto misure cautelari emesse dopo un anno di indagini
Dopo mesi di indagini e testimonianze, il pubblico ministero sembrerebbe essere certo del reato che avrebbero commesso sei imprenditori di Caltanissetta, i quali hanno reclutato decine di operai extracomunitari per sfruttarli nelle campagne siciliane.
Minacce e una paga misera per decine di lavoratori condotti nelle campagne e costretti a lavorare fino allo sfinimento. Le indagini, durate da maggio 2022 ad oggi (Luglio 2023), hanno portato a otto misure cautelari per gli indagati.
Un anno di indagini per raccogliere tutti i pezzi dell’inquietante puzzle
Svariate segnalazioni ricevute dalla Squadra Mobile hanno fatto partire le indagini a maggio 2022 e ora, dopo più di un anno, sono scattati i primi provvedimenti giudiziari. Il primo degli indagati è stato costretto agli arresti domiciliari, il secondo all’obbligo di dimora nella città di Delia e per altri proprietari delle aziende agricole è stato disposto il divieto, valido per un anno, di esercitare l’attività. Tra le numerose segnalazioni e testimonianze, sono stati ascoltati anche svariati cittadini pakistani, che hanno descritto piuttosto precisamente il metodo di reclutamento: l’uomo, che ora si trova agli arresti domiciliari, si recava ogni giorno alle cinque mi mattina, alla stazione di Caltanissetta, per fare rifornimento di forze lavoro a basso costo.
Un’operazione di polizia capillare, che ha coinvolto decine di poliziotti e altrettanti testimoni. Dalle prove acquisite emerge “che quotidianamente uno degli indagati, in concorso con un altro soggetto italiano, avrebbe reclutato decine di operai da condurre nelle campagne. L’indagine ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza ritenuti dal Gip a carico di 8 indagati, dei quali 6 imprenditori agricoli che quotidianamente richiedevano forza lavoro, prevalentemente extracomunitaria, al fine di impiegarla in nero presso le loro aziende agricole”.
Minacce di morte e attrezzi pagati dai lavoratori
Gli inquirenti hanno dichiarato: “Durante la complessa attività d’indagine sono stati effettuati più controlli presso le aziende agricole interessati. Gli operai, ascoltati dagli investigatori della Squadra Mobile, dichiaravano di percepire esigue paghe giornaliere per 8 ore di lavoro al giorno, prestate in assenza di condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro. Sempre secondo quanto dichiarato dai lavoratori, quest’ultimi si vedevano costretti ad accettare le condizioni di sfruttamento in quanto versavano in stato di bisogno”. Inoltre, uno dei controlli effettuati sul posto, ha dimostrato la totale assenza di norme di sicurezza che il titolare assicurava ai propri lavoratori durante gli spostamenti, “poiché aveva modificato un furgone approntando delle sedute all’interno, prive di sistemi di ritenzione, il tutto al fine di poter reclutare quanti più lavoratori possibile”. Come se non bastasse, attrezzi e guanti erano a carico dei poveri lavoratori sfruttati, che, tra le altre cose, subivano quotidianamente minacce di morte, utili ad assicurarsi il rispetto delle stringenti e disumane norme imposte. Un quadro ormai completo, che ha preso forma in oltre un anno di indagini.