Intervistato dal Corriere della Sera, Luca Zaia ha fatto il punto della situazione sull’immigrazione nella regione da lui gestita e, anche, sulla questione nazionale.
La richiesta di “accoglienza diffusa” degli migranti avanzata da Luca Zaia, governatore della regione Veneto, non sembra essere stata gradita da alcuni parlamentari della Lega, di cui lo stesso Zaia fa parte.
Ma il presidente del Veneto, sembra avere le idee chiare sulla questione migratoria, su cui ha manifestato chiaramente le proprie idee.
Fuoco amico nella Lega
Durante l’intervista al Corriere della Sera, Zaia ha iniziato commentando le dichiarazioni dei suoi stessi alleati di partito, che non hanno gradito le richieste del governatore del Veneto: “Ho l’impressione, nel seguire il dibattito, che qualcuno abbia fatto un po’ di confusione rispetto ai ruoli delle istituzioni… Lo scorso 11 Aprile il governo ha dichiarato l’emergenza immigrazione su tutto il territorio nazionale. Poi cinque giorni dopo, è stato nominato Valerio Valenti commissario per questa emergenza. Con i prefetti di tutte le città capoluogo regionale come soggetti attuatori delle politiche sull’argomento. Dunque, io ricordo la precisa filiera delle decisioni: governo, ministro dell’Interno, commissario, prefetti. Questa è, non un’altra…”.
Sulla richiesta avanzata insieme al sindaco Conte per l’accoglienza diffusa, Zaia afferma: “Premesso che, come le dicevo, la Regione non ha alcuna competenza e il flusso è gestito da Roma tramite le prefetture, penso sia del tutto legittimo che un paio di mesi fa con Conte, ci si sia posti il problema di pensare a un documento di principio”. Zaia prosegue: “La mala parata si vedeva bene già allora, con l’arrivo di 150 e 200 immigrati al giorno. Il documento chiedeva e chiede di investire il più possibile sull’ospitalità diffusa. Per scongiurare situazioni come quella di Cona o la realizzazioni di altre tendopoli”.
La situzione migratoria
Ecco poi la disamina sulla situazione migratoria: “I dati sono inquietanti. L’anno scorso ci sono stati 105 mila arrivi. Oggi, a metà luglio, sono già oltre i 72 mila. Direi che le nostre frontiere sono diventate un colabrodo e siamo diventati il ventre molle dell’Europa. Ma ci sono numeri particolarmente preoccupanti: su 100 arrivi, il 12% ottiene lo status di rigiuocato, il 13% è soggetto alla Protezione sussidiaria, il 21% alla protezione speciale. Ma chi non ha alcun titolo è il 53%. La domanda è: che fine fanno queste persone? Riusciremo a rimpatriarle tutte?”. Zaia risponde alla domanda posta da se stesso: “Certamente non riusciremo a rimpatriarli tutti! Dovremmo riuscire a rimpatriare la metà degli arrivi con un sistema che fa acqua da tutte le parti? Io penso che la misura sia già colma”.
Zaia conclude sulla questione, parlando anche della gestione del governo: “Io dico che l’Italia è stata troppo disponibile, il mio Veneto non ce la fa più e tutta l’Africa in Italia non ci può stare. E viviamo nell’imbarazzo di un’Unione Europea totalmente latitante. Con Lampedusa vissuta come confine dell’Italia e non dell’Europa”. Infine: “Il risultato è sul territorio. E’ lì che abbiamo i migranti. Mi rendo conto che è una congiuntura internazionale che va oltre la dinamiche di scelta di un Paese. Ma è altrettanto vero che questo sarà un grande banco di prova per il governo. Anche perché i cittadini su questo tema nutrono molte aspettative”.