Emanuela Piervitali, responsabile della Sezione climatologia operativa dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la ricerca ambientale), in esclusiva a Notizie.com
In attesa di conoscere i dati relativi al 2023, che secondo gli esperti faranno registrare ulteriori aumenti, un rapporto realizzato dall’Snpa (il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente), certifica che il 2022 è stato il quinto anno più caldo della serie storica a livello mondiale e il più caldo in Europa. In Italia invece, con un’anomalia media di +1,23°C rispetto al valore climatologico 1991-2020 – il 2022 è risultato l’anno più caldo dal 1961, superando di 0,58°C il precedente record assoluto del 2018 e di 1,0°C il valore del precedente anno 2021.
“Il 2022 è stato in Italia l’anno più caldo – dichiara in esclusiva a Notizie.com Emanuela Piervitali, responsabile della Sezione climatologia operativa dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la ricerca ambientale) – con dieci mesi più caldi della media dell’ultimo trentennio. Ed il trend per il futuro non lascia ben sperare. Secondo la stima, c’è un aumento medio di 0,4 gradi ogni dieci anni, a partire dal 1981. Si tratta di un aumento consistente e significativo. In estate si registrano aumenti fino a 0.6 gradi”.
Emanuela Piervitali a Notizie.com: “In Italia temperature record. E il trend per il futuro è in aumento”
Tutta colpa del surriscaldamento globale?
“Direi di si. A livello globale la temperatura è aumentata ovunque. E a partire dagli anni ottanta ad oggi, anche in Italia si è registrato un aumento esagerato. Noi i trand li calcoliamo dal 1981, perchè da quell’anno il trand si fa più fprte”.
E’ già possibile ipotizzare i dati del 2023? La sensazione, almeno giudicando le temperature odierne, è che il record possa essere nuovamente battuto.
“Partiamo da un presupposto: gli aumenti non si registrano in modo forte da un anno all’altro. Ma è chiaro che certe tendenze sono abbastanza prevedibili. Il 2022 è stato l’anno più caldo, ma l’aumento è rimasto intorno allo 0,4. E’ altrettanto vero che la tendenza, sul lungo periodo, ci lascia immaginare che il trend sia destinato ad aumentare ancora. L’aumento delle temperature sono prevedibili su scala globale. E di conseguenza anche l’Italia non farà eccezione”.
I dati italiani quanto si differenziano da quelli degli altri Paesi?
“La regione del Mediterraneo si scalda più rapidamente rispetto al resto del Globo. E’ una sorta di hotspot dei cambiamenti climatici. Se quella italiana è stata classificata come la seconda estate più calda della storia, per il continente europeo si è trattato del dato più alto di sempre”.
Questa tendenza può essere modificata o dobbiamo ormai rassegnarci ad estati sempre più calde e temperature estreme?
“Ciò che si può fare è cercare di agire su due fronti: da una parte cercando di rispettare gli impegni dell’accordo di Parigi sulla limitazione delle emissioni. Ma anche se ciò venisse fatto, i processi sarebbero lenti e i frutti li inizieremmo a cogliere tra un decennio. Ecco perchè è necessario agire su interventi di adattamento ai cambiamenti climatici. Mettere in campo le azioni che possano ridurre l’effetto di questo cambiamento”.
Quali sono?
“Si chiamano interventi verdi e blu e consistono nel piantare piantagioni all’interno delle città, o creare tetti verdi per cercare di ridurre le temperature nelle parti interne delle metropoli, dove le temperature sono più alte. O mettendo in atto politiche di mitigazione che possono arrestare il trend in aumento. La speranza è di arrivare ad una stabilizzazione delle emissioni, anche se sappiamo che ci vorrà tanto tempo per vederne i frutti”.