“Sono state chieste immediatamente le dimissioni, è stato chiesto a Rocca di cacciare De Angelis: ma per che cosa? Ma perché uno si deve dimettere per aver detto la sua opinione? Ma parchè uno deve essere cacciato per aver detto la sua opinione legittimissima?”. Piero Sansonetti, attuale direttore de l’Unità, sul caso Marcello De Angelis è andato contro corrente. Lo abbiamo sentito in esclusiva a Notizie.com, per capire meglio la sua posizione
Che il caso Marcello De Angelis abbia spaccato l’opinione pubblica, diviso i partiti politici e sollevato l’indignazione delle forze di opposizione che col Pd in testa sono arrivate, tutte o quasi, a chiedere le dimissioni dell’attuale responsabile della comunicazione istituzionale della regione Lazio di Francesco Rocca, è un dato acclarato.
Come la posizione, controcorrente, espressa dall’attuale direttore de l’Unità Piero Sansonetti, che in un editoriale di ieri e in un video postato sul giornale che dirige usa un paradosso: fascisti sono coloro che hanno chiesto le dimissioni di Marcello De Angelis.
Caso De Angelis, Sansonetti (direttore Unità) a Notizie.com: “Fare lotta politica, è fare lotta contro il collaboratore di Francesco Rocca?”
Ha scritto Sansonetti ieri: “Questa storia di De Angelis è spaventosa, la riassumo brevemente. C’è un giornalista che si chiama Marcello De Angelis, di destra, che è un collaboratore del presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, che scrive su Facebook l’altra di essere certo dell’innocenza in relazione alla strage di Bologna di Mambro, Fioravanti e Ciavardini” . Sansonetti prosegue nel suo editoriale riferendosi e alla forma e alla sostanza dei post di De Angelis sulla strage di Bologna, “Una dichiarazione discutibile se volete, io la condivido, altri no. Oltre a questo De Angelis dice che tutti sanno che sono innocenti, ma fanno finta di non saperlo. Io condivido anche abbastanza questa seconda parte della dichiarazione, ma non ha importanza: è una dichiarazione, una opinione, punto … Io non voglio neanche discutere della probabile innocenza di Fioravanti, Mambro e Ciavardini per l’attentato a Bologna del 1980: quello che mi indigna è che non si possa dire una cosa di questo genere. Sono state chieste immediatamente le dimissioni, è stato chiesto a Rocca di cacciare De Angelis: ma per che cosa? Ma perché uno si deve dimettere per aver detto la sua opinione? Ma parche uno deve essere cacciato per aver detto la sua opinione legittimissima?”. Ha concluso Sansonetti che abbiamo disturbato brevemente questa mattina, prima che si recasse in redazione a l’Unità. Le sue parole a Notizie.com.
Direttore Sansonetti, nel suo editoriale su l’Unità in cui ha trattato del caso De Angelis, ha parlato di paradosso. Il paradosso fascista di chi chiede o ha chiesto le dimissioni del capo della comunicazione istituzionale della Regione Lazio.
“Sì perchè per me l’antifascismo è tolleranza, garantismo, lotta per la libertà. Certo è anche ideologia contro il totalitarismo. E in Italia noi abbiamo vissuto e avuto il fascismo e i fascisti, ma ripeto essere antifascisti significa lottare soprattutto contro le intolleranze. Quindi mi chiedo come si faccia a chiedere il licenziamento, in virtù di questo principio, di Marcello De Angelis, ovvero di un uomo che ha espresso solamente la propria idea. Come si fa a pensare, che concepire una qualunque opinione, sia una cosa malvagia? Mi preme ricordare il principio alla base non del Cristianesimo, ma direi del Vecchio Testamento…Nessuno tocchi Caino!”
Le dimissioni di De Angelis sono state chieste su tutti dal Pd con la nota della segretaria Elly Schlein. E’ l’ appartenenza ad un altro campo politico, opposto a quello di De Angelis, di Rocca che guida la Regione Lazio, di Meloni che guida il governo, a muovere questa richiesta?
“Fare politica vuol dire fare lotta contro De Angelis? Certo, da quando Meloni guida la maggioranza di governo, questo riflesso antifascista è cresciuto anche in assenza di idee politiche, come se fossimo in Curva Nord o in Curva Sud. Qualche giorno fa ho avuto una accesa discussione con Barbacetto, a proposito della strage di Bologna. Barbacetto disse : “Si tratta di una delle stragi che ha avuto più conferme processuali. Noi per esempio sappiamo che la strage di Piazza Fontana è stata fatta da Ordine Nuovo, gruppo neofascista fondato da Pino Rauti, uno dei padri nel pantheon della Meloni”. Ho ricordato a Barbacetto che la Meloni era piccola, credo non fosse neanche nata all’epoca dei fatti”.
Perchè secondo lei direttore si arriva a fare determinate dichiarazioni?
“Perchè credo sia difficile accettare una grande verità. La stagione delle stragi in Italia è stata voluta dai servizi segreti. Dietro i servizi segreti c’era il governo di quel tempo. Dietro quel governo c’era la Democrazia cristiana. Poi dietro la strage di Piazza Fontana c’era la manovalanza fascista, manovalanza però…Le stragi furono concepite da pezzi dello Stato guidato dalla DC. Aggiungo e chiudo un altro elemento”.
Quale?
“I processi servono ad accertare i colpevoli, non le matrici che ci sono dietro…”