L’ex capitano della Roma apprende da noi della morte dell’allenatore, si emoziona al telefono: “Sono senza parole, ma cosa stai dicendo, neanche il tempo di sentirlo e salutarlo per bene…”
Non ci crede, siamo noi di Notizie.com che gli diamo la tremenda notizia della scomparsa di Carlo Mazzone, lui Giuseppe Giannini, storico capitano della Roma, l’ha avuto come allenatore e non solo. Beppe Giannini è in un bar, si sente parecchio rumore e persone che parlano, lui resta in silenzio per almeno dieci secondi: “O mio Dio, non sapevo niente, mamma mia quanto mi dispiace, porca miseria, povero mister“, le prime parole dell’ex capitano della Roma quando in panchina c’era Carletto. “Persona eccezionale, uomo meraviglioso e allenatore incredibile, non credo a quello che mi state dicendo, Dio che bruttissima notizia che mi avete dato, ma quando è successo?“.
L’ex giocatore e allenatore stenta a parlare, piange al telefono, poi si riprende e ricorda Mazzone con incredibile affetto: “Con me fu eccezionale, venne a Roma avendo tanti dubbi su di me, poi dopo dieci giorni mi chiamò nella sua stanza e mi disse: su di te mi avevano detto che facevi la formazione, che comandavi, tu, ma erano tutte stronzate, sei un bravo ragazzo e io a lui diedi tutto….”
“Tanti aneddoti, quella volta al derby quando vincemmo o quando sbaglia il rigore, ma anche con lo Slavia Praga…”
Fa fatica a parlare, Giuseppe Giannini, quell’uomo grande o buono che si chiamava Carlo Mazzone non c’è più e per lui è stata una notizia che non avrebbe mai voluto sentire: “Sono scioccato, sapevo che stava male, ma detta così, non sapevo nulla, mi dispiace per la famiglia. Lui è stata la storia, un bel pezzo di storia del nostro calcio, ha allenato in tante piazze, ha scoperto giocatori, altri li ha valorizzati e fatti rinascere. Sapeva bene come prendere i giocatori e sapeva bene far crescere i giovani nel modo giusto. Con me è stato buono, paziente e un grande maestro. Posso dire che è stato uno degli allenatori più importanti che ho avuto nella mia carriera“.
Una vita alla Roma, tanti anni con Carlo Mazzone, anche se non ha mai smesso di seguirlo dove andava e tante volte l’ha anche incrociato sui campi. Aneddoti a bizzeffe, anche se non è facile parlare in questo momento con Giuseppe Giannini che a stento trattiene l’emozione: “Non lo sentivo da un po’, l’ultima volta quando ho registrato quell’intervista per il suo film, ma poi non c’è stata più occasione, mi sarebbe piaciuto risentirlo bene, era una persona a cui volevo bene e con me è stato immenso. Un papà, si può dire perché era duro quando bisognava esserlo e affettuoso. Nel calcio non è facile, ma lui spesso e volentieri rendeva facili le situazioni complicate. Con me era arrivato a Roma con la convinzione che io disturbassi e me la comandassi, le solite stupidaggini che si dicevano a quesi tempi, lui venne mi mise in guardia e dopo dieci giorni mi convocò, ribadendomi che era venuto con dei dubbi, ma su di me si dicevano tante stronzate, parole sue…”.
“Negli occhi ho tante cose, ma quell’esultanza a Brescia resta nel cuore, lo chiamai dopo…”
Sugli aneddoti legati a Mazzone, Giannini ne ha tante ma quella che gli rimane nel cuore, lui era da altre parti: “Quella corsa matta che fece verso i tifosi dell’Atalanta, fu una cosa memorabile, una di quelle cose che restano nel cuore e nella storia del nostro calcio, lo chiamai, non ricordo se il giorno stesso o quello dopo“. Sulla Roma altrettanti, come quel derby vinto 3-0 sulla squadra di Zeman, ma anche altri meno belli per la Roma, soprattutto quello in cui lo stesso Giannini sbagliò un rigore a pochi minuti dalla fine: “Quello con Cappioli, Balbo e Fonseca era raggiante, lo preparammo bene e lo vinse lui in un certo senso, quella settimana fu un martello. Poi quello dove sbagliai il rigore, polemiche su polemiche, ma il mister fu splendido, sapendo quanto stessi male“.
Ma di aneddoti ce ne so ancora tanti, Giannini, nonostante sia distrutto dal dolore, prova a scherzarci sopra: “Ma ce ne sono tanti, dovrei passare tutto il giorno al telefono, oltre a quello di Brescia, ricordo con piacere quando si rivolse alla Monte Mario che voleva che Totti giocasse di più, lui fece il segno con la mano come dire: ci penso io ma ci vuole tempo. Si arrabbiò tanto quel giorno, me lo ricordo. Oppure quando entrò alla fine di Roma-Slavia Praga e davanti a tutti mi disse: te ancora puoi giocare ma con una gamba sola. Era un uomo buono, è stato un grandissimo allenatore e spero che venga ricordato come tale”