Le risorse per la legge di Bilancio “vanno prese da tutti quelli che durante la pandemia e la guerra, si sono arricchiti”.
Secondo Ubaldo Pagano, capogruppo Pd in Commissione Bilancio e Tesoro alla Camera, “si potrebbe eliminare lo sconto di quasi 1 miliardo di euro alle società di calcio e archiviare la Flat tax incrementale che costa quasi un miliardo di euro nel triennio”.
Manca poco alla fine della pausa estiva. Governo e Parlamento, tornati dalle vacanze dovranno mettersi al lavoro sulla legge di Bilancio e sul salario minimo, che vede contrapposti maggioranza e opposizione.
Onorevole Pagano, cosa dovrebbe esserci nella legge di Bilancio?
“La legge di Bilancio dovrebbe confermare integralmente il taglio del cuneo fiscale, in modo che i lavoratori abbiano un aumento in busta paga e che le imprese paghino meno tasse. Solo così aumenta il potere d’acquisto”;
Da dove vanno prese le risorse?
“Le risorse vanno prese da tutti quelli che durante la pandemia Covid-19 e la guerra in Ucraina si sono arricchiti particolarmente ed hanno fatto profitti molto superiori alla normale attività imprenditoriale. Profitti che non hanno realizzato assumendosi un rischio di impresa, ma perché un ente terzo ha cambiato le regole del gioco. È il caso delle banche, ma non si può fare di tutta l’erba un fascio: vanno tenuti fuori gli istituti di credito del territorio e i crediti cooperativi che finanziano l’attività economica territoriale con i prestiti al consumo. Al contrario, vanno colpiti quelli che fanno utili spaventosi”;
C’è qualcosa da eliminare rispetto alla scorsa Manovra?
“Si potrebbe togliere lo sconto di quasi 1 miliardo di euro alle società di calcio, archiviare la Flat tax incrementale che costa 1 miliardo nel triennio ed applicarla solo ai professionisti e alle imprese di piccole dimensioni. Nel modo in cui è pensata è un disincentivo alla crescita che costa un altro miliardo di euro. Sono convinto che se si evitasse di usare le risorse per finanziare bandiere ideologiche della destra sovranista, si troverebbero sicuramente le risorse per aumentare gli stipendi e far risparmiare tasse alle piccole imprese”;
Nella Manovra economica dovrebbe esserci o no il taglio alle accise dei carburanti?
“Abbiamo ricordato alla presidente del Consiglio che due anni e mezzo fa andava in giro facendo video alle stazioni di servizio, in cui si meravigliava del fatto che più della metà del costo del carburante alla pompa andasse allo Stato in accise e Iva. Aveva promesso che in caso di vittoria le avrebbe tagliate. Non solo non le ha tagliate ma addirittura ha tolto una parte dello sconto che avevamo inserito durante il governo Draghi. Il fatto che i carburanti abbiano sfondato il muro dei 2 euro ad agosto, è frutto di una scelta precisa che ha fatto Meloni, in controtendenza con Draghi e con quello che aveva promesso quando era all’opposizione”;
Siete stati d’accordo ad appoggiare la tassa sugli extraprofitti delle banche. Ora ci sarà il dibattito parlamentare. Come andrete avanti?
“Vogliamo capire quali sono le condizioni. Non abbiamo ancora compreso bene come vogliano applicarle. Continuiamo a sentire di ipotetici crediti di imposta da introdurre in sede di conversione in legge. Ma sembra che la montagna abbia partorito un topolino: a fronte del pagamento della nuova tassa, a metà dell’anno prossimo vorrebbero concedere alle banche una sorta di credito di imposta pari o di poco inferiore. Potrebbero usarlo negli anni successivi per compensare le normali imposte. È evidente che non si tratta di una tassa di solidarietà, ma di un anticipo che le banche fanno allo Stato. E questo segnala due aspetti”;
Cioè?
“Il primo è che questo governo che voleva fare la guerra ai poteri forti, ora si genuflette ai loro interessi. In secondo luogo, che le banche hanno potere fiscale. Quando dicevano che non potevano acquisire il credito fiscale derivante dal Superbonus mentivano e gli serviva solo per aumentare la quota che trattenevano del credito di imposta. Di fatto speculavano sulla pelle delle piccole imprese, degli artigiani e delle famiglie. Un governo serio segnalerebbe con tranquillità questi banali elementi”;
Veniamo al salario minimo. State raccogliendo le firme per la vostra pdl, l’ultima riunione col governo prima delle vacanze estive è terminata con un nulla di fatto. C’è la possibilità di trovare un punto di incontro?
“La convocazione sotto Ferragosto ha dimostrato solo che al governo serviva del tempo. In campagna elettorale sui manifesti scrivevano “siamo pronti”, ma su un tema come il lavoro povero si è presentato al tavolo senza una proposta fattibile. Hanno lanciato la palla in fallo laterale dicendo che il Cnel dovrebbe elaborare la proposta. Lo stesso Cnel che un anno fa volevano abolire e che peraltro non ha queste funzioni che sono proprie del Parlamento. Mentre il centrodestra non ha una proposta, noi pensiamo che il lavoro povero si possa combattere con la legge sul salario minimo. E bisogna fare presto”;
Perché?
“Perché serve del tempo prima che diventi operativo. Quindi prima si fa e meglio è. Per sgomberare il campo da retorica e propaganda del centrodestra, sappiamo bene che il salario minimo non si applica dal giorno dopo, perché significherebbe mettere fuori legge molte aziende. Prevediamo un periodo di un anno per farlo entrare a pieno regime e anche la possibilità di usare soldi pubblici per contenere gli impatti per le imprese medio-piccole che potrebbero essere messe fuori mercato. È una proposta di legge seria che segue tutti i parametri degli Stati europei che ce l’hanno. Inoltre, per applicare il salario minimo non servono coperture immediate. Siamo disponibili a tutti i confronti e a fare in odo che questa non sia la bandiera di una parte politica. Ma loro si devono sedere al tavolo con serietà e in fretta. Non solo perché serve un anno per farlo entrare a pieno regime, ma anche perché anche se l’inflazione è in calo, è comunque superiore al 5% da un anno e mezzo. Molti italiani non riescono a tenere il passo con la dignità del vivere quotidiano”;
La maggioranza ritiene che una legge sul salario minimo abbassi il potere contrattuale nella dinamica contributiva.
“È una falsità e una critica inutile. La pdl sul salario minimo prevede che tutti i contrati che non riescono ad essere normati dalla contrattazione collettiva di primo e secondo livello devono avere una paga oraria che non sia inferiore ai 9 euro. È evidente che fissiamo un’asticella al rialzo. Se il contratto collettivo prevede una soglia minima maggiore, la nostra proposta lo auspica e lo favorisce. Anche i sindacati che in una prima fase erano contrari al salario minimo per legge, ora la ritengono utile e credono che non debba trascorrere troppo tempo”.