Il regista e attore, nonché fondatore e direttore di Cultura e Identità, parla a Notizie.com: “Rinnoviamo il cinema italiano, ma per davvero non a parole…”
Durissimo è stato l’attacco di Pier Francesco Favino, durante il Festival del Cinema di Venezia, al sistema-cinema legato alle produzioni straniere che trattano epoche e personaggi italiani, ma scritturano per la maggior parte attori stranieri. Un tema e una polemica che ha scatenato diversi commenti e, tutto sommato, è d’accordo anche il regista e attore, nonché fondatore e direttore di Cultura e Identità, Edoardo Sylos Labini che sono anni che si batte per una battaglia simile, anche se a Notizie.com ci tiene a specificare un aspetto: “Quello che dice Favino, che le produzioni straniere che parlano di personaggi italiani dovrebbero usare attori italiani è giusto, per carità, non c’è nulla di sbagliato, aggiungo solo che lo si faccia, ma senza usare i soliti volti e i soliti nomi…“.
Edoardo Labini si è sempre battuto per questo genere di cose, soprattutto sul fatto di far riemergere dalle ceneri il cinema italiano e di dare spazio a tutti e a tutte le storie che riguardano il nostro paese “che sono tante e belle ma anche brutte da raccontare“, tanto è vero che il direttore di Cultura e Identità a Notizie.com aggiunge: “E’ giusto, è vero, si deve dare spazio ad attori italiani con le produzioni straniere, ma cominciamo a rinnovare per davvero il cinema italiano senza usare i soliti volti e senza usare il cinema per fare politica…“.
“Il film sul Comandante Todaro è bellissimo, ma anche lì c’è sempre la lezione sulla politica…”
La polemica e la preghiera di Pier Francesco Favino, Edoardo Sylos Labini la sposa, più che altro perché l’ha sempre detto, ma ci tiene ad andare oltre e a spingere il cinema a fare non solo questo ma offrire qualcosa di diverso e anche più vero: “Ci deve essere più possibilità e più realtà nelle storie, ma senza fare politica. Raccontare sì i grandi eroi, va bene, ma vuol dire anche raccontarli senza fare come si fa col Comandante Todaro, un film bellissimo, ma ad un certo punto ci deve essere, pure lì, la lezione politicizzata che non va bene, non ce la fanno proprio, devono fare vedere che loro sono schierati da qualche parte”
Labini prova ad andare oltre e a spiegare meglio il suo punto di vista: “Sulla mia pagina Instagram ho scritto il mio pensiero e ci sono anche commenti di colleghi e attori che sono d’accordo, ovvero che il cinema italiano ha bisogno di un nuovo immaginario, ma senza il sotto-testo di politicizzazione, un altro caso è il film su El Alamein, altro bel film, ma anche lì dovevano far vedere per forza che erano pacifisti a un certo punto, invece bisogna avere il coraggio di fare vedere chi erano i nostri eroi senza giudicare, senza aggiungere cose, ma fare vedere chi erano e basta. Raccontare la storia per quella che è stata davvero”