In merito ad una possibile abolizione, o meno, del Jobs Act si è voluto soffermare Giuseppe Conte: quest’ultimo ha voluto rilasciare una intervista ai microfoni del ‘Quotidiano Nazionale’
Il Jobs Act è una misura che è stata attuata meno di dieci anni fa. Quando al governo c’era Matteo Renzi. L’attuale numero uno di ‘Italia Viva’ l’ha fortemente voluta. Allo stesso tempo, però, ha suscitato molte polemiche e critiche non indifferenti. A distanza di anni, però, c’è anche chi sta pensando seriamente di abolirla. Magari con un referendum. Questa è l’idea che è stata lanciata da parte di Giuseppe Conte. Il principale leader del ‘Movimento 5 Stelle’ ne ha parlato in una intervista al ‘Quotidiano Nazionale‘.
Non spende belle parole per questo decreto che introduce le riforme sul lavoro e abolisce l’articolo 18, che prevede il reintegro del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo. Anzi, lo stesso nativo di Volturara Appula ribadisce che si è trattata di una vera e propria “sciagura” per il nostro Paese. Queste sono alcune delle sue parole a riguardo: “Non a caso, già a partire dal 2018, con il decreto legge ‘Dignità’, il M5S è intervenuto per ridurre la possibilità di rinnovo dei contratti a termine previsto da quella legge e tamponare la piaga della precarizzazione del lavoro“.
Jobs Act, Conte va per l’abolizione: “Sì a referendum per eliminarla”
L’ex presidente del Consiglio ha continuato la sua intervista in questo modo: “A dire il vero ricordo che, per di più, la Consulta ha smontato a più riprese il Jobs Act, dichiarando incostituzionale l’anzianità di servizio come unico elemento per determinare l’indennità in caso di licenziamento ingiustificato del lavoratore. Quanto al referendum, rimane uno strumento decisivo per favorire la partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese, per cui un percorso che porti a una loro presa di parola diretta è sicuramente un fatto positivo che va sostenuto“.
Poi si è soffermato anche sulla questione ‘Superbonus’: “Meloni e Giorgetti hanno già messo le mani avanti con scuse del tipo “le risorse sono poche“, “è tutta colpa del Superbonus‘ e così via. A parte le fandonie, i finti patrioti regalano al Paese una manovra lacrime-e-sangue, improntata all’austerità e senza un euro per gli investimenti. Il Paese rischia di ripiegarsi su se stesso. Bisogna dare ossigeno alle imprese rendendo strutturale e potenziando il taglio del cuneo fiscale, irrobustire le buste paga dei lavoratori con una legge sul salario minimo e molto altro“.