Intervista a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo per Notizie.com. Il libro racconta la storia di un pezzo d’Italia, l’agro pontino, attraverso le poco note vicende di un gruppo di persone.
“I volontari dell’alfabeto”, il libro di Eliana Tribalto, autrice della Bertoni Editore, racconta la storia di un pezzo d’Italia, l’agro pontino, attraverso le poco note vicende di un gruppo di persone che hanno dedicato la propria attività ad i bambini di quell’area storicamente depressa verso l’alfabetizzazione. L’autrice è nostra gradita ospite per questa chiacchierata su lei e il suo lavoro.
Benvenuta Eliana, vorrei iniziare chiedendoti cosa ti ha spinto a intraprendere – a fianco di quella di insegnante – la carriera di scrittrice?
“Grazie per l’invito inaspettato e molto gradito. Innanzitutto, direi che non è una carriera ma semplicemente qualcosa che faccio con grande piacere. Ho sempre amato scrivere e la scrittura, in un modo o nell’altro, ha accompagnato la mia vita, ha aggiunto qualcosa al mondo del quotidiano”.
Hai delle abitudini particolari durante la scrittura?
“Mi piace scrivere in situazioni gradevoli, in ambienti tranquilli senza persone intorno, al massimo una musica classica di sottofondo. Mi sembra che la scrittura sia un’attività che meriti uno spazio particolare”.
Che messaggio hai voluto lanciare con il libro “I volontari dell’alfabeto” edito dalla Bertoni Editore?
“Frequento Sabaudia da trent’anni e sono profondamente attaccata a questi luoghi. Quando ho cominciato a studiare la storia locale ho trovato che per Sabaudia e l’Agro pontino si parlava solo della bonifica, come se prima ci fosse stato il vuoto. Invece c’era stata una storia bella e importante: quella di un gruppetto di volontari che, basandosi all’inizio esclusivamente sulle proprie forze, era riuscito a dare le scuole, come un mezzo di emancipazione, a una popolazione poverissima e deprivata di tutto. Ho voluto raccontare questi eventi, volevo che se ne parlasse, che la gente sapesse che non c’era stata solo quella bonifica. Riportare alla luce questa storia mi sembrava un atto di giustizia”.
Come hai scoperto la tua passione per la scrittura? E come l’hai coltivata negli anni?
“Come ho detto prima, la scrittura ha sempre accompagnato la mia vita. Fin da ragazzina scrivevo storie, solo per me, per farmi compagnia. Crescendo ho cercato di coltivare questa mia passione. Ho scritto un’autobiografia dopo un corso annuale alla Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari ed è stato bellissimo, un modo per mettere ordine e dare un senso al mio passato. Ho frequentato qualche corso di scrittura per trovare sia le persone che le occasioni per condividere il mio interesse e ho pubblicato racconti brevi su qualche antologia. Quando ancora insegnavo, ho scritto una guida alla lettura di un bel romanzo di Theodor Fontane, ‘Effi Briest'”.
A tuo avviso quali differenze ci sono tra lo scrivere romanzi rispetto a testi di altra natura?
“Mi sono sempre piaciuti i romanzi storici, le narrazioni che, pur conservando la forma del racconto, si basano sulla realtà e ricostruiscono fatti ed ambienti. Riguardo a questo libro la narrazione storica mi sembrava un modo per raccontare, come era nelle mie intenzioni, eventi e personaggi concreti e realmente esistiti ma in una forma che riuscisse a suscitare più facilmente l’interesse e le emozioni del lettore rispetto a un saggio”.
Come è cambiata la tua vita scrivendo?
“Come ho detto più volte la scrittura non è per me una cosa nuova. La pubblicazione di questo libro con l’editore Bertoni invece ha portato molto fermento, contatti con persone nuove e spesso interessanti, un’attività di diffusione, a volte anche un po’ impegnativa in termini di tempo e di energie ma che mi ha dato nuovi stimoli e aperto diverse prospettive”.
Dove hai trovato l’ispirazione per ideare queste 113 pagine de ‘I volontari dell’alfabeto’?
“Lo spunto immediato, oltre al mio interesse per la storia locale dell’Agro pontino, è stata una visita a un piccolissimo museo all’interno del Parco nazionale del Circeo. In due stanzette, una era la scuoletta e l’altra l’infermeria per la cura della malaria, era documentata l’impresa delle scuole e dei personaggi, anche piuttosto famosi, che ne erano stati gli artefici. Ne sono stata affascinata, ho voluto saperne di più e più studiavo più sentivo l’impulso di raccontare questa storia perché più gente possibile potesse conoscerla”.
Che sensazione si prova dopo aver scritto un bel libro, (come nel tuo caso)?
“Quando il testo era finito non volevo lasciarlo andare, ho continuato a correggere le bozze cambiando e aggiungendo interi brani finché non me lo hanno quasi strappato di mano. Poi mi sentivo orfana e anche quando il volume era già pubblicato ho continuato ad andare in biblioteca e a cercare testi e notizie. In qualche modo questo libro è parte di me”.
Come trovi l’ispirazione adatta per continuare quotidianamente a scrivere senza mai perdere l’entusiasmo degli esordi?
“Non c’è bisogno di ispirazione o di ritrovare l’entusiasmo se l’argomento mi interessa e mi sembra di avere qualcosa da dire. Scrivere è però comunque un’attività faticosa a livello emotivo e mentale e in certi momenti io sento il bisogno di un distacco per riprendere la carica. Per me è molto bello e molto utile parlare con un’amica di quello che sto facendo”.
Quando hai capito di essere portata per il mondo dell’arte, della cultura e della scrittura?
“Non so se sono portata o meno ma fin da piccola mi piaceva moltissimo leggere e comunque il mondo della cultura mi attrae. Quando insegnavo letteratura leggendo i testi in classe cercavo di suscitare emozione e interesse ed ero felice se ci riuscivo. Da vent’anni ho un gruppo di poesia e nel mio quartiere faccio attività di diffusione della lettura”.
Se tu potessi fare un regalo all’umanità per cosa opteresti?
“All’umanità vorrei regalare una vita serena e in pace, piena di affetti e di interessi da sviluppare”.
Quale sogno è tuttora nel tuo ‘famoso’ cassetto?
“Mi piacerebbe tanto scrivere una bella storia ambientata nella preistoria dell’Agro pontino o una raccolta di miti antichi di quei luoghi, magari di storie di donne. Vorrei avere di nuovo un bel progetto fra le mani, tuffarmi nelle biblioteche e vederlo crescere a poco a poco”.
In soli tre aggettivi come puoi descrivere il tuo progetto editoriale “I volontari dell’alfabeto” realizzato con Bertoni Editore?
“Storico, utopistico, coinvolgente”.