In merito alla strage di Ustica ha voluto esprimere il proprio pensiero Giuseppe Dioguardi. Lo ha fatto in una intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica”
Anche Giuseppe Dioguardi ha voluto esprimere il proprio pensiero. Il maresciallo che ha distrutto i documenti su Ustica ne ha parlato alla ‘Repubblica‘. All’epoca dei fatti si trovava nell’Aeronautica. Ora si trova in pensione. In passato, però, ha lavorato nelle segreterie di ben quattro ministri della Difesa. Nel corso dell’intervista ha rivelato di aver avuto tra le mani due dossier del Sismi che riguardano proprio la tragedia che si è verificata più di 40 anni fa.
Ammette di aver distrutto dei documenti riservati. Anche se non ha confermato questo dettaglio dopo aver testimoniato in procura a Roma. Queste sono alcune delle sue parole: “Il 17 giugno 1986 il capo di gabinetto della Difesa mi chiese di prendere una cartellina di pelle dal suo ufficio a palazzo Baracchini e di portarla con urgenza a Pian dei Giullari perché Spadolini doveva leggerla, controfirmarla e inoltrarla a Craxi. Fui scortato da due carabinieri. Spadolini mi accolse in vestaglia rossa. Aprì la cartella, lesse e si arrabbiò“.
Poi ha continuato dicendo: “Ricordo che mi disse: ‘ricordati, caro Giuseppe, non c’è niente di più schifoso di quando i generali vogliono fare i politici. Guarda, guarda le puttanate che hanno scritto!’ Poi fece una telefonata a Craxi alla fine della quale controfirmò le otto pagine del Sismi“. Di cosa si parlava? “Di due Mirage francesi in volo, di un Tomcat americano, di Mig libici. Non posso rivelare nel dettaglio il contenuto nel 2011 ho rilasciato ai pm di Roma le dichiarazioni.
Posso dire che il Sismi aveva messo nero su bianco due versioni: la prima ricostruiva quanto accaduto la notte del 27 giugno 1980 sulla base degli elementi a disposizione dell’intelligence, la seconda era la versione di comodo che il Sismi suggeriva alle istituzioni di rendere pubblica“.
Strage Ustica, per Dioguardi la relazione non è stata distrutta
Una relazione che, per Dioguardi, non è stata del tutto distrutta: “L’originale, una minuta e un minutario rimasti nell’archivio del Sismi, poi una quarta copia presso la segreteria speciale al ministero della Difesa e l’ultima alla segreteria speciale della presidenza del Consiglio. Tra il 1982 e il 1988 lo Stato maggiore dell’Aeronautica emanò una circolare interna: ordinava a tutti i reparti di non usare la parola ‘Ustica’ nei documenti ufficiali. Al massimo si poteva scrivere ‘noto evento’ o ‘noti fatti’. Lo scopo era rendere quelle carte meno interessanti per chiunque ne fosse venuto in possesso. E anche più complicate da ritrovare, una volta archiviate“.
L’Italia dovrebbe chiedere alla Francia i piani di volo dei Mirage decollati quella notte. “Lì dentro c’è tutto: orari, scopo della missione, quantitativi di carburante usati”. Sui documenti riservati e distrutti: “Mi è stato ordinato e l’ho fatto fino al 2004. Nel 2008 ho lasciato l’Aeronautica“. A dire il vero non ammette se si trattavano, o meno, di documenti su Ustica.
Quella terribile sera del 27 giugno del 1980 racconta: “Mi trovavo nella sala operativa della Prima Regione aerea. Sentii tutte le comunicazioni telefoniche tra i comandi delle tre Regioni aeree italiane. Ricordo la sparizione dal radar del Dc9 fu anticipata di dieci minuti dal segnale di allarme aereo nazionale inviato dai due F-104 italiani. Non si capiva cosa fosse successo all’aereo civile“.