Attraverso un comunicato della presidenza tunisina si fa marcia indietro e ora sono guai: “Quello stanziamento contraddice il Memorandum d’Intesa firmato a Tunisi”
Doveva essere il ponte tra l’Europa e l’Africa, si sta trasformando nell’ennesima sconfitta. Già perché dopo le avvisaglie dei giorni scorsi, adesso è arrivata anche la dura presa di posizione del governo della Tunisia e attraverso il presidente tunisino Kais Saied che stasera ha annunciato che il suo Paese si “rifiuta di accettare i fondi stanziati dall’Unione europea” a favore della Tunisia, che ha definito “carità” e il cui importo, la prima tranche di 127 milioni di euro, è “irrisorio“.
Un’escalation che ha portato o meglio sta portando alla disgregazione di un accordo tra Ue e Tunisia, che sembrava blindato. Il 22 settembre, la Commissione europea ha annunciato che avrebbe iniziato in maniera veloce a stanziare i fondi previsti dall’accordo con la Tunisia per ridurre i migranti in arrivo da quel Paese. La Commissione ha fatto sapere che dei 105 milioni di euro di aiuti previsti dall’accordo tra l’Unione Europea e la Tunisia, nel quale c’era anche la Meloni che ha spinto tanto per trovare l’intesa giusta, per la lotta all’immigrazione clandestina, circa 42 milioni di euro saranno “rapidamente assegnati”. Altri 24,7 milioni di euro sono già stati stanziati per i programmi in corso.
La Tunisia non accetta la carità da parte di nessuno
Una distribuzione che non sta bene al presidente Saied che aveva dato l’ok e il via libera a tutt’altro. “La Tunisia, che accetta la cooperazione, non accetta nulla che assomigli alla carità o al favore, perché il nostro Paese e il nostro popolo non vogliono compassione e non la accettano quando è irrispettosa”.
Non l’ha presa bene e non ha preso bene questi continui cambi e capovolgimenti di fronte. “Di conseguenza, la Tunisia rifiuta quanto annunciato nei giorni scorsi dall’Ue“, le durissime parole di Saied, che con l’occasione stava ricevendo il suo ministro degli Esteri, Nabil Ammar. Ma perché il grande rifiuto? la nota cerca di spiegare ampiamente il motivo del diniego e non c’entra nulla “l’importo irrisorio (…) ma al fatto che questa proposta è contraria» all’accordo firmato a Tunisi e “allo spirito che ha prevalso alla conferenza di Roma” di luglio. Una bella gatta da pelare, soprattutto per Giorgia Meloni che tanto si era spesa per l’intesa definitiva.