Andrea Abodi, ministro dello sport e dei giovani, ha commentato ai nostri microfoni la vittoria di Sinner e le critiche ricevute dal campione nelle scorse settimane
Dalle stalle alle stelle per Jannik Sinner, che dopo aver battuto il fenomeno Carlos Alcaraz, ha conquistato Pechino nella finale contro Daniil Medvedev, scacciando le polemiche del post Coppa Davis.
Subito dopo la clamorosa vittoria, Andrea Abodi, Ministro dello sport, ha commentato l’impresa di Jannik, criticando la narrazione distorta che è stata perpetrata dai media nei confronti del campione italiano.
Abodi in difesa di Sinner
Abodi, pescato dai nostri microfoni, si è frapposto alla rappresentazione che i media hanno portato avanti in merito alla scelta di Sinner di non unirsi alla nazionale, per concentrarsi psico-fisicamente sul proprio percorso individuale: “Oggi Sinner è un campione. Ci vorrebbe un po’ più di equilibrio. Il motivo per cui Sinner non è andato a Bologna è stato spiegato da lui e dal presidente Binaghi. A malincuore, Jannik non è andato perché non stava bene e comunque aveva una stagione da proseguire e un obiettivo da raggiungere, come abbiamo visto nella partita con Alvaraz. Ma ci vuole equilibrio, o è un campione o è un traditore”. Nessun velo per il ministro, che manifesta piuttosto platealmente la sua contrarietà nei confronti della rappresentazione radicale fatta nei confronti di scelte legittime del talento originario di San Candido.
Abodi prosegue: “Bisognerebbe considerare delle scelte che si fanno a quel livello, che è un livello in cui i fattori psicologici e fisici sono fondamentali. Non si può semplicemente dire che non è venuto a rappresentare l’Italia. Jannik è un italiano convinto, con dei valori molto forti, di un’umiltà e una semplicità che sono totalmente asimmetrici rispetto alla grandezza e al talento dimostrato. Aiutiamolo a crescere ulteriormente, perché è il numero quattro e può diventare molto di più. Ma dobbiamo comprendere che lo sport è fatto di complessità che vanno conosciute e rispettate, anche nel modo in cui vengono rappresentate. Io non credo che abbia litigato con qualcuno”. Il ministro conclude: “C’è stata una cattiva traduzione di una scelta che è stata spiegata, ma non compresa. Mi fa piacere che questa vittoria e quelle che verranno, aiuteranno a capire che, per vincere, a volte bisogna saper dire anche no, nonostante uno voglia vestire la maglia azzurra, che è un fattore formidabile di emozioni e rappresentazione e promozione dello sport”.