Tridico contro il Cnel: “Il problema è proprio la contrattazione”

L’ex numero uno dell’Inps e attuale docente di Roma Tre boccia il lavoro conclusivo della commissione di Brunetta sul no al salario minimo

Tridico contro Brunetta. “La contrattazione collettiva è il problema, non la soluzione al lavoro povero“, a dirlo è l’ex presidente dell’Inps e docente all’università Roma Tre, Pasquale Tridico al quotidiano La Stampa. La posizione dell’ex dirigente della cassa previdenziale degli italiana non approva il lavoro dei membri del Cnel che ha concluso e deliberato sulla necessità di non portare avanti una legge sul salario minimo. “Non so, quel che è certo è che le motivazioni dell’esecutivo sono completamente sbagliate. Dire che la contrattazione collettiva risolve il problema del lavoro povero quando negli ultimi 30 anni, proprio nei settori più fragili dell’economia, penso ai servizi, al turismo, alla ristorazione, alla logistica o i servizi fiduciari, dove ci sono oltre 4 milioni di lavoratori, è stata proprio la contrattazione collettiva ad essere poco efficace, dimostra che l’atteggiamento del governo è un fallimento annunciato“.

L'ex dirigente
L’ex presidente di Inps Pasquale Tridico (Ansa Notizie.com)

Il problema però resta, almeno secondo l’ex dirigente dell’Inps, anche perché in Italia ci sono 3 milioni di lavoratori che prendono meno di 9 euro l’ora. E se non si trova una soluzione nel più tempo possibile, non sarà facile andare avanti come paese. “Negli ultimi anni si è pensato che un’economia contraddistinta da bassi salari potesse trainare la crescita e l’occupazione. È probabile che ci sia l’intenzione di sfruttare questa ondata di crescita occupazionale puntando sui contratti a termini nei settori a scarso contenuto tecnologico, purché si parli di lavoro in crescita. Il Paese non merita questo“.

“E’ una situazione grave, soprattutto per la sostenibilità del sistema”

La decisione
Il numero uno del Cnel ed ex deputato il professor Roberto Brunetta (Ansa Notizie.com)

L’Istat ha pubblicato i dati sull’economia sommersa, che in Italia vale 160 miliardi di euro , numeri e dati che stanno a significare che c’è una grande mole dell’economia che sfugge al controllo dello Stato, con alcuni stipendi che, stando ai dati, sono molto lontani da un salario equo. “Tutto ciò è molto grave, soprattutto per la sostenibilità del sistema. Spesso ci lamentiamo del calo demografico, sottolineando il rischio di sostenibilità delle pensioni perché ci sono sempre meno lavoratori che entrano legalmente nel mercato dell’occupazione I 3 milioni di lavoratori in nero accentuano di molto questo problema

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