Il ministro Piantedosi durante un’intervista a ‘Il Foglio’: “Ad oggi la situazione nel nostro Paese è sotto controllo, ma non dobbiamo abbassare l’attenzione”.
Prima la Francia, poi Bruxelles. L’incubo terrorismo ritorna a scuotere l’Europa e il ministro Piantedosi in un’intervista a Il Foglio analizza i rischi per il nostro Paese: “Io sin dall’inizio mi sono sentito di lanciare messaggi rassicuranti: evidenze concrete, immediate non ne abbiamo. Ma di certo dobbiamo continuare a mantenere molto alta l’attenzione anche facendo tesoro di quella che è la storia di questo tema“.
“Quindi di certo ci aspettano dei mesi non facili – ha aggiunto il titolare del Viminale – per i quali è opportuno continuare a non abbassare l’attenzione“.
Piantedosi conferma: “C’è un episodio che ci preoccupa”
Piantedosi in questa intervista ammette che l’attentato in Francia preoccupa molto l’Italia: “Il sistema di intelligence e anche di prevenzione di forze di polizia nazionali consente di tracciare le persone che possono avere un fattore di preoccupazione, ma quanto successo ad Arras conferma che in alcune occasioni la minaccia si presente in maniera impalpabile e poco fluida“.
“E’ questo l’unico rischio che mi sentirei di intravedere e di condividere rispetto a quello che è avvenuto negli altri Paesi in passato“, sottolinea ancora il titolare degli Interni.
Piantedosi: “Rapporto tra migranti e ingresso di terroristi? Vi dico che…”
Il ministro Piantedosi si sofferma sull’eventuale rapporto tra l’arrivo dei migranti e l’ingresso dei terroristi: “Si tratta di un tema complesso e e delicato. Ad oggi non non esiste una evidenza, ma di certo questi flussi non agevolano il nostro lavoro. Noi, comunque, siamo ben organizzati: senza particolare clamore, nei mesi scorsi siamo riusciti a intercettare persone che, secondo la nostra intelligence, rappresentavano una certa preoccupazione“.
“Questo lo voglio dire a tutti gli italiani: siamo organizzati anche in raccordo con le agenzie europee – conclude il titolare dell’Interno – quindi si fanno dei lavori sulle banche dati quando arrivano certe persone e ci è capitano di intercettarle. Cosa succede poi? Fanno dei percorso diversi da quelli normali di accoglienza“.