Guerra Israele, non tendono assolutamente a placarsi le polemiche che vedono come protagonista il figlio del primo ministro del Paese, Benjamin Netanyahu
Direttamente da Tel Aviv arriva una accusa non indifferente che colpisce il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. A dire il vero, però, il protagonista in questione di quanto stiamo per raccontarvi è suo figlio Yair. A quanto pare, quest’ultimo, in questo momento si troverebbe negli Stati Uniti D’America. Precisamente a Miami. Non solo: secondo alcune fonti di starebbe godendo la “bella vita“. Il tutto mentre tantissime persone dell’esercito sono tornate, appunto, dall’estero per rispondere all’attacco di Hamas nella Striscia di Gaza.
Oramai da settimane, a quanto pare, nel Paese in questione non si sta parlando d’altro se non del figlio del primo ministro israeliano. Non si tratterebbe affatto della prima volta che il suo nome finisce sulle prime pagine dei giornali. In primis per via delle sue dichiarazioni politiche-ideologiche con tanto di slogan della destra nazionalista più estrema. Senza dimenticare anche i numerosi flirt con modelle scandinave (con tanto di prove da parte di paparazzi in strip club).
Israele, dito puntato contro figlio di Netanyahu: “E’ in Usa a fare la bella vita”
Dal mese di aprile di quest’anno è stato mandato in Florida dai suoi genitori. Poi ha fatto perdere completamente le sue tracce. Il figlio, infatti, è rimasto negli USA anche dopo l’attacco che ha visto colpire il suo Paese lo scorso 7 ottobre. Il suo comportamento, a dire il vero, è al centro di uno scandalo. Molti suoi compagni o ragazzi della sua età stanno combattendo contro Hamas. Allo stesso tempo non riescono ad accettare tutto questo.
Senza dimenticare che in Israele la leva militare obbligatoria è di 3 anni per i maschi e 2 per le femmine. Viene puntato il dito contro Yair per aver abbandonato il suo Paese nel momento del bisogno. Questo è quanto riporta il quotidiano americano ‘Times‘: “Yair si gode la vita a Miami Beach mentre io sono al fronte“. Parole che arrivano direttamente da un volontario della riserva dislocato al confine col Libano. Furia anche da parte di qualche suo connazionale che ha dovuto rinunciare a molto pur di salvare la patria.
C’è chi era all’estero per lavoro, chi addirittura in viaggio di nozze e molti altri ancora. Questa la testimonianza di uno di loro: “Tanti di noi hanno lasciato il lavoro, le famiglie, i figli per tornare nella nostra nazione a proteggere la nostra gente. E non siamo noi ad avere la responsabilità di quanto è accaduto. Questo non è certo qualcosa che aiuterà a ricostruire la fiducia nella leadership del Paese“.