Premierato, di cosa si tratta e di cosa stiamo parlando? Tutto quello che serve sapere in merito a questo importante argomento
Nella giornata di ieri, venerdì 3 novembre, sono stati approvati degli importanti capisaldi della riforma costituzionale. Tanto è vero che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ci ha tenuto a ribadire che si tratta della “madre di tutte le riforme“. Ma cosa prevede di preciso? Questi sono alcuni degli schemi descritti in maniera dettagliata.
Nel caso in cui dovesse passare la riforma allora entrerebbe, di diritto, nella Costituzione il premierato. Stiamo parlando di un “un meccanismo di legittimazione democratica diretta del presidente del Consiglio dei ministri, eletto a suffragio universale con apposita votazione popolare”. Vale a dire che l’elezione del premier si svolte alle elezioni per le Camere grazie ad una “medesima scheda”. Non è finita qui visto che deve essere per forza “eletto nella Camera per la quale si è candidato” e deve essere “necessariamente un parlamentare”.
Senza dimenticare un altro punto, ovvero l’incarico del premier, con durata fissata a cinque anni. Così come le Camere, in modo tale da favorire “la stabilità del governo e dell’indirizzo politico”. Nel disegno di legge entrerà in vigore la norma ‘anti-ribaltone’. L’obiettivo è quello di garantire “il rispetto del voto popolare e la continuità del mandato elettorale conferito dagli elettori”. Si prevede che il premier “possa essere sostituito solo da un parlamentare della maggioranza e solo al fine di proseguire nell’attuazione del medesimo programma di governo”. In questo caso le Camere si scioglierebbero.
Premierato, di cosa si tratta? I punti più importanti
Si affida alla legge “la determinazione di un sistema elettorale delle Camere che, attraverso un premio assegnato su base nazionale, assicurial partito o alla coalizione di partiti collegati al Presidente del Consiglio il 55% dei seggi parlamentari, in modo da assicurare la governabilità”. Vale a dire effettuare una nuova legge elettorale.
Questione senatore a vita: chi è già stato nominato resterebbe comunque in carica. Questa riforma si “ispira a un criterio minimale di modifica della Costituzione vigente”. In modo tale da “operare in continuità con la tradizione costituzionale e parlamentare italiana e da preservare al massimo grado le prerogative del presidente della Repubblica, figura chiave dell’unità nazionale”.
Per quanto riguarda il ruolo del presidente della Repubblica? E’ di assoluta garanzia. Questo lo ha dichiarato la Meloni. In conclusione la premier ha ribadito quali sono gli obiettivi della riforma: “Rafforzare la stabilità dei governi, consentendo l’attuazione di indirizzi politici di medio-lungo periodo; consolidare il principio democratico, valorizzando il ruolo del corpo elettorale nella determinazione dell’indirizzo politico della Nazione; favorire la coesione degli schieramenti elettorali; niente transfughismo e trasformismo parlamentare“.