Il direttore di Limes ed esperto di geopolitica internazionale cerca di vedere il conflitto in Medio Oriente in un’ottica diversa
Lucio Caracciolo, direttore di Limes, esperto di geopolitica internazionale, non è un militare ma per l’esperienza sul campo è come se lo fosse, la differenza è che non ha mai combattuto, ma sa e conosce bene le dinamiche delle guerre, cosa comportano e dove si va a finire quando finiscono e bisogna fare non solo i conti con i morti, ma anche con le spartizioni di terre e di strategie politiche internazionali. Insomma, è uno che sa bene cosa può accadere. E sul Medio Oriente e su Hamas, ha una visione assai particolare: “La cosa più importante su Hamas, che svisceriamo nel numero, è che non chiaro cosa ci sia dentro. Il grado di controllo della testa politica appare limitato (e Limes intervista il capo politico Haniyya). Inoltre, a bocce ferme, in campo palestinese si faranno i conti e qualcuno potrà chiedere a Hamas perché ha provocato Israele in una reazione abbastanza probabile”.
Per Caracciolo quanto accaduto il 7 ottobre nasconde anche altro, anche se bisogna andare a capire il vero motivo per cui Hamas ha fatto quel tipo di attacco così micidiale. “L’operazione non è andata esattamente secondo i piani e se fossi un civile palestinese qualche domanda la porrei”. Hamas è un’organizzazione terrorista, ma tanti non la pensano così e Caracciolo prova a dare una spiegazione: “Il terrorismo è una modalità di guerra particolarmente vile, ma non è un soggetto politico. Tanto che il più noto terrorista palestinese ha avuto un Nobel per la Pace Arafat. Non c’è una definizione incontrovertibile”.
“Netanyahu? Se non pagherà un prezzo adesso, non lo pagherà più”
“Il 7 ottobre, Hamas ha certamente utilizzato un metodo terroristico, – ha detto Caracciolo – ma nel definirlo semplicemente terrorista, come al Qaeda, si perde di vista che è un movimento di massa, che ha vinto le elezioni, che è stato sostenuto prima da Rabin in funzione anti Arafat, e anche da Netanyahu che favoriva il trasferimento di soldi qatarini verso Hamas”.
Tanti si stanno chiedendo cosa succederà a Netanyahu, considerato che in patria, prima e ancora adesso le proteste nei suoi confronti non si sono affatto placate anzi pare stiano aumentando a dismisura e per Caracciolo non andrà molto lontano anche se ci tiene a precisare: “Lui pagherà un prezzo? Se non lo paga adesso non paga più. La mia previsione è che il suo futuro oscilli tra un pensionamento dorato e il carcere. È vero che ci ha abituato a sette vite, ma le ha spese tutte. Un governo futuro non potrà averlo come capo a meno che la guerra non sia eterna”.