Al “Messaggero” è intervenuta la presidente di ‘Azione’, Mara Carfagna. Quest’ultima si è soffermata a parlare dei femminicidi e l’ultimo caso della Cecchettin
Sul tema riguardante i femminicidi è sempre stata chiara: cercare di fare il possibile per punire coloro che usano violenza contro le donne. L’ultimo caso è quello di Giulia Cecchettin, uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta. Mara Carfagna, presidente di ‘Azione‘, cerca collaborazione con le altre unità politiche per un unico obiettivo: quello di trovare, quanto prima, un accordo. Ne ha parlato in una lunga intervista che ha rilasciato al quotidiano “Il Messaggero“. Facendo capire che la politica glielo deve alla giovane studentessa uccisa.
Queste sono alcune delle sue parole a riguardo: “Nel 2008 lo facemmo, con il governo Berlusconi, per quanto riguarda lo stalking. Lo dovremmo rifare anche oggi. Sono contenta e soddisfatta dell’approvazione al Senato all’unanimità del ddl Roccella”. Anche se, in passato, ha ricevuto una delusione non da poco: “Credo che avremmo potuto e dovuto farlo prima. Con la Bonetti e Gelmini presentammo un testo quasi identico a quello approvato ora, che conteneva misure per rafforzare il sistema di prevenzione, protezione e repressione.
Riprendeva il progetto che avevamo presentato come ministre del governo Draghi e che non era stato approvato per la fine anticipata della legislatura. Il nuovo governo ha aspettato quasi un anno per presentare una norma identica e per di più ha evitato la via veloce del decreto. Nel 2008, grazie alla sensibilità dell’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni, le norme sullo stalking furono inserite in un decreto legge. Grazie ad una alleanza tra donne riuscimmo a vincere le resistenze. La legge fu approvata in tempi brevi“.
Femminicidi, Carfagna: “Scuola deve essere considerata una alleata”
Una intervista che la Carfagna ha continuato in questo modo: “Con questa legge si deve potenziare la rete dei centri antiviolenza, in particolar modo nelle regioni del Sud. Quando ero ministro del Mezzogiorno introdussi un criterio premiale per i progetti che volevano trasformare i beni confiscati alla mafia in centri antiviolenza e in case rifugio. Ora il ministro Fitto ha deciso di escludere quel progetto dal Pnrr“.
Sulla prevenzione ha aggiunto: “Nel 2009 con la Gelmini avviammo, in via sperimentale, una iniziativa nelle scuole. Ovvero entrare nelle classi con filmati, dibattiti, testimonianze. Il tema riguardava il rispetto dell’altro e del contrasto alla violenza. Un progetto che non è mai stato reso strutturale”.
In conclusione ribadisce: “Non si tratta di addossare responsabilità alla scuola, magari considerarla un’alleata. La scuola può trasformarsi in generatore di tolleranza e di rispetto. Un giusto modello educativo può insegnare a riconoscere la violenza“.