Codice rosso rafforzato, Scarpa (Pd): “Zero investimenti per gli operatori. Affronta solo un pezzo della prevenzione”

L’azione legislativa non è sufficiente a se stessa. Stiamo parlando di prevenzione secondaria, che serve a evitare di passare dalla violenza al femminicidio”. 

Così, ai microfoni di Notizie.com, Rachele Scarpa (Pd) sul Codice rosso rafforzato che ieri è diventato legge dopo l’approvazione all’unanimità in Senato.

Secondo la deputata Dem, il ddl Roccella da solo non basterà a fermare la violenza sulle donne: “Innanzitutto l’azione legislativa in questi casi non è sufficiente. Serve un un moto di responsabilità e di cultura nella società. A parte questo, il provvedimento è stato votato all’unanimità alla Camera e al Senato, ma stiamo parlando di prevenzione secondaria, che serve a evitare di passare dalla violenza al femminicidio”. 

Codice rosso rafforzato, Scarpa (Pd): "Zero investimenti per gli operatori. Affronta solo un pezzo della prevenzione"
Codice rosso rafforzato, Scarpa (Pd): “Zero investimenti per gli operatori. Affronta solo un pezzo della prevenzione” (Ansa Foto) – notizie.com

La legge non contrasta a monte la violenza di genere e affronta la prevenzione secondaria “con qualche difetto”, spiega Scarpa.

Perché?
Anche quando abbiamo discusso del Codice rosso, il Pd si era astenuto, sottolineando l’insufficienza di misure per accelerare i tempi di reazione senza che ci fosse un intervento sul livello di formazione e consapevolezza degli operatori che, a vario titolo, entrano in contatto con le vittime di violenza. La cronaca recentissima racconta di donne uccise dopo aver denunciato, il cui persecutore aveva il braccialetto elettronico. Quindi, per quanto sacrosanta, l’azione di rafforzamento della prevenzione secondaria, risulta insufficiente”.

Quindi ritiene che si debba fare di più per la formazione degli operatori…
Nonostante sia stata accolta l’istanza del Pd all’articolo 6, di inserire formazione specifica per gli operatori, essa non viene finanziata con un solo euro. Siamo di fronte all’ennesimo provvedimento “zero oneri” per lo Stato e questo non aiuta. Lo stesso sta accadendo con l’educazione sessuale a scuola”.

Giulia Cecchettin
Giulia Cecchettin (Ansa Foto) – notizie.com

I ministri Valditara, Roccella e Sangiuliano la chiamano educazione sentimentale. Il progetto non è abbastanza valido secondo lei?
Siamo di fronte a qualcosa di gravemente insufficiente, a zero risorse, facoltativo, con il consenso necessario dei genitori, fuori dalle materie curriculari e senza coinvolgere professionisti, quindi dando agli insegnanti una responsabilità molto grande. Forse, insieme alle risorse, manca la voglia di scavare a fondo nella prevenzione primaria – che non può non coinvolgere il sistema scolastico – e di assumersi la responsabilità di alcune dinamiche sociali di natura patriarcale”.

Onorevole, dopo aver trovato il coraggio di denunciare, le donne non solo devono essere protette, ma anche messe nella condizione di ricominciare, con una nuova vita e un nuovo lavoro.
Rientriamo nel versante di cosa manca a questa legge. Manca il sostegno a chi fornisce servizi alle donne negli enti locali, per il reinserimento lavorativo fino alla sicurezza abitativa. Viene affrontato solo un pezzo della prevenzione. Si cercano di assicurare tempi più rapidi, ma il sistema della giustizia e delle forze dell’ordine tante volte è impreparato”.

Rachele Scarpa (Pd)
Rachele Scarpa (Pd) (Ansa Foto) – notizie.com

Però avete strappato una promessa al governo: mettere in campo ddl sulla prevenzione e sul contrasto della violenza sulle donne e la violenza domestica, a completamento della normativa vigente, al fine di iniziare l’iter parlamentare in tempi rapidi”.
È stata importante l’approvazione dell’odg in Senato che impegna il governo a calendarizzare in tempi brevi proposte di legge diverse sull’educazione sessuale: un passo avanti importante rispetto alla prima lettura alla Camera, quando l’unanimità è stata macchiata dall’intervento del deputato Sasso che si è scagliato contro la sinistra”.

La scuola ha un ruolo fondamentale, ma anche le famiglie ce l’hanno.
Penso che il ruolo della scuola sia molto importante e preminente rispetto alle famiglie. Non possiamo dare per scontato che ogni famiglia sia ugualmente attrezzata a livello culturale per garantire un certo tipo di educazione ai figli. Da sempre, il luogo dell’istruzione serve ad appianare questa differenza dando a tutti gli stessi strumenti. Stavolta gli strumenti devono essere anche emotivi, di conoscenza di sé e dell’altro, del proprio corpo, delle proprie emozioni, per smontare quella che altrimenti sembra una violenza quasi insita nella relazione tra uomo e donna, che non possiamo accettare in nessun modo”.

Giulia Cecchettin, Filippo Turetta
Giulia Cecchettin, Filippo Turetta (Ansa Foto) – notizie.com

Come si stravolge questo modello culturale?
Non c’è una sola cosa da fare: si fa tutto un pezzo per volta e una grossa responsabilità è dell’educazione. C’è anche letteratura a livello pedagogico sugli strumenti che possono essere messi in campo. Ieri alla Camera abbiamo fatto una conferenza stampa per presentare il libro Educare alla parità, a cura di Marina Della Giusta, Barbara Poggio e Mauro Spicci. Il volume propone come educare alla parità. Già le linee guida della Fedeli avevano iniziato questo percorso, ma l’attuazione è lasciata solo alle scuole. E spesso viene ostacolata da una destra che guarda sempre alla teoria gender. Deve partire un moto di consapevolezza diversa”;

Il caso di Giulia Cecchettin ha sconvolto tutta l’opinione pubblica.
Sì, la storia di Giulia Cecchettin ha scosso il Paese. E le parole della sorella Elena hanno portato per la prima volta i media mainstream a discutere alcuni aspetti del fenomeno che non erano mai stati veramente approfonditi. Questi aspetti dividono e fanno discutere, ma sono utili a creare una dialettica. Ci sono certezze inamovibili che vanno un po’ alla volta decostruite. Non è un lavoro facile perché stanno dentro di noi, ma bisogna cominciare questo cambiamento”.

Elena e Gino Cecchettin, sorella e padre di Giulia
Elena e Gino Cecchettin, sorella e padre di Giulia (Ansa Foto) – notizie.com

Si riferisce alla parola patriarcato?
Ho l’impressione che la parola patriarcato venga interpretata da una parte della politica come già ideologizzata e appartenente a un solo schieramento. Francamente non mi interessa come lo chiamiamo, fino a che ci troviamo tutti d’accordo che storicamente e socialmente esiste da diverso tempo un sistema di potere che nei diversi ambiti della vita porta le donne ad essere percepite come una proprietà degli uomini. Se tutti riconosciamo che alla base del femminicidio c’è un intero iceberg sommerso, di piccoli comportamenti che sostanziano e costruiscono questa dinamica, per me possiamo chiamarlo anche in un altro modo. È importante che nel dibattito, seppur in modo divisivo, non si parli più di raptus e follia inspiegabile dell’uomo, ma si stia cercando di mettere in atto un meccanismo di responsabilità maschile”. 

Gestione cookie