Dal mondo della politica fino ad arrivare a quello della pellicola, esordio da attore per Pierluigi Bersani: il tutto è avvenuto in un corto (dalla durata di 20 minuti)
“Siam mica qui a recitare“. Non è assolutamente da escludere che questa frase sia uscita dalla sua bocca quando faceva parte del mondo della politica. In particolar modo quando assumeva il ruolo di segretario del Partito Democratico. Adesso, però, quella frase è diventata realtà per Pier Luigi Bersani. Il romagnolo, infatti, ha preso parte ad un corto (dalla durata di 20 minuti) dove si è tolto la soddisfazione di interpretare ben sette ruoli. Il cortometraggio prende il nome di “Coupon – Il diritto alla felicità” di Agostino Ferrente e Andrea Satta.
In concorso al Festival di Torino. Nel corto figura la presenza dell’attrice Milena Vukotic (ovvero la prima ‘Pina’ di Fantozzi). Allerta spolier: la storia si sviluppa tra un supermercato e un centro anziani. Proprio Bersani inizia come testimonial del coupon della felicità. Successivamente assume il ruolo di salumiere, poi l’addetto a un reparto frutta, cassiere, scaffalista, parroco fino ad arrivare ad interpretare un rider che dice solo una battuta: “Mi ha quasi messo sotto un Suv“.
Bersani, esordio come attore: “Fatto per senso di autoironia”
Il fondatore del Pd ha accettato, con grande entusiasmo, questa nuova esperienza. Il 29 di questo mese passerà al Festival di Torino nella sezione corti fuori concorso. Nel frattempo sono arrivate anche le sue prime parole direttamente dalla Capitale. Allo stesso tempo non si è fatta assolutamente attendere l’ironia che lo contraddistingue: “Intanto vi assicuro che non farò l’attore.
L’ho fatto perché penso che l’autoironia sia un meccanismo di salute mentale da consigliare anche ai miei colleghi. E poi mi è piaciuta l’idea di questo film che credo rappresenti in qualche modo la realtà e soprattutto che se c’è una possibilità di felicità è solo nella relazione con gli altri“.
Poi ha continuato dicendo: “Se la politica aiuta a diventare attori? È esattamente il rovescio, essere normali serve a fare il politico. Quello che mi ha aiutato a fare politica è la realtà, starci dentro. Questo film è amaro e drammatico perché racconta la realtà dove se non riesci ad avere un sistema di relazioni c’è la solitudine“.
Proprio sulla solitudine si è voluto soffermare e concludere: “E’ infelicità. Papa Francesco nelle sue encicliche le parole che usa di più sono isolamento, disarticolazione, distanza, scisma tra individuale e collettivo. La solitudine crea dei vuoti d’aria. Se invece hai una linea politica che d’istinto è corporativa, questo problema si accentua“.