Stellantis con i suoi dirigenti e con la collaborazione di Elkann chiede alcune cose al governo per poter proseguire
Una richiesta che somiglia tanto a un ricatto. C’è chi lo chiama ultimatum, come il quotidiano il Giornale, ma più si pensa alle richieste della Fiat o meglio di Stellantis, il grande gruppo a cui oggi fa riferimento la casa automobilistica più vecchia e più famosa d’Italia, al Governo, più è difficile non a pensare a una sorta di ricatto: abbassa i costi e io resto a produrre in Italia. Una cosina, insomma. Il problema è che ci sono tanti e tanti posti di lavoro in ballo.
Pensare che qualche mese fa, era luglio, veniva presentata la nuova Topolino le prospettive e i piani per il futuro erano altri, almeno era quello che si diceva, ma in realtà cose del genere, tipo migrazioni di industrie in altri paesi, non si decidono dall’oggi al domani, un minimo di programmazione, di analisi o piani industriali, vuoi che non vengano fatti al millimetro, soprattutto da dirigenti e quasi finanzieri di quel livello. Anche perché, la Fiat, come si chiamava un tempo, perché ora è a tutti gli effetti Stellantis, è svaporata. Quasi dissolta da quello che si dice e da come se ne parla nelle alte sfere.
Stellantis, è una multinazionale, con il portafoglio e qualche sede in Francia, ma la testa e gli uffici principali in Olanda. E la verità è che quando si incammina verso l’Italia e soprattutto ci pensa anche a quello che bisogna fare, vede solo problemi. E quello che sta dicendo ai vari azionisti è quello che dicono tutte le industrie quando vedono ostacoli, ossia che non conviene produrre qui. E quando si ascoltano le parole dell’Ad Carlos Tavares dire: “Mi piacerebbe produrre più 500 a Mirafiori, ma i costruttori cinesi hanno un vantaggio competitivo del 30 per cento“. Frasi che fanno capire tante cose.
Ed ecco che arriva puntuale la richiesta allo Stato, al Governo del momento: un favore, un forte sconto sui costi energetici per continuare a produrre e costruire auto in Italia. Tabares e John Elkann a luglio sono andati a parlare al governo, portando un piano su come sostenere l’industria automobilistica italiana e magari pure l’indotto. La risposta non c’è stata anzi per la verità il governo ha chiesto più certezze sul futuro e sulla stabilità di mantenere, se non proprio aumentare la produzione, ma su questo non è arrivato granché. Le cosiddette utilitarie, Stellantis li produce in Francia, Polonia, Serbia, Marocco mentre in Italia resta la Panda di Pomigliano d’Arco, anche se la nuova uscirà dagli stabilimenti di Kragujevac (lo stesso della 500L) in Serbia. La speranza è che la vecchia resti in produzione fino al 2027, ma il domani non passa da Napoli. Datemi una mano e noi continueremo a restare ancora un po’. Si prevedono tempi duri. C’è aperta una lunga trattativa con Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy. Non sarà semplice.