Lavorino esclusivo: “Il modus operandi di Filippo è stato istintivo e crudele”

Carmelo Lavorino, criminologo e Direttore del CESCRIN (Centro Studi Investigazione Criminale), in esclusiva ai nostri microfoni su cosa ha portato Filippo ad uccidere Giulia.

Oggi è stato il giorno dell’ultimo saluto a Giulia Cecchettin. Ma a quasi un mese di distanza dall’omicidio della 22enne in molti ancora si chiedono cosa ha portato Filippo Turetta ad agire in questo modo. Una domanda che la nostra redazione ha rivolto a Carmelo Lavorino, criminologo e Direttore del CESCRIN (Centro Studi Investigazione Criminale): “Filippo Turetta come ogni assassino ha attivato la triade crimino-dinamica e quella dell’assassino la prima è la serie di atti che ha commesso per effettuare omicidio. Ma troviamo anche quelli di matrice psicologica e di atti di autoconservazione“.

Esclusiva Lavorino Turetta
Carmelo Lavorino in esclusiva ai nostri microfoni – Notizie.com – Foto Facebook/Ansa

Quindi possiamo dire – continua ancora il criminologo – che il modus operandi è stato istintivo, crudele, bestiale e feroce. Gli atti, invece, di matrice psicologica sono andati a calmare tutti quei  sentimenti di vendetta, odio, delusione per il rifiuto e per sanare le ferite narcisistiche che la ragazza le aveva inferto. Poi  abbiamo quelli di conservazione che ha messo in essere per farla franca sono di un bambino crudele e puerile che ha commesso il danno e se la svigna“.

Lavorino: “Filippo non accettava che il giocattolo non fosse più suo”

Esclusiva Lavorino Turetta
Carmelo Lavorino su Filippo Turetta – Notizie.com – Foto Facebook

Lavorino si sofferma anche sulla triade assassina: “In questo caso abbiamo un bambino crudele all’interno di Filippo che non accettava che il giocattolo non fosse più suo e quindi è andato prima a lesionarlo, frantumarlo, distruggerlo e buttarlo via. Che poi l’abbia fatto in modo premeditato o no questo non ci interessa. Poi contemporaneamente si sono attivati il soggetto interiore che era lui per fare quello che doveva fare e il coccodrillo dormiente che è sempre pronto a colpire e uccidere. Questo giace nelle parti arcaiche del cervello e non è addormentato. Ha sempre un occhio aperto ed è pronto a scattare. Può essere bloccato dai freni inibitori della persona che ragiona, ma in quel momento Filippo era dominato dal bambino crudele che era dentro di lui. Non è riuscito a razionale la cosa, aveva la fissazione particolare per la povera Giulia, voleva organizzare la vita secondo la sua volontà e, quindi, tutta la crudeltà del bambino assassino è andata a traboccare e ha rotto il giocattolo“.

Questo mix ha portato all’omicidio – conclude il criminologo – quindi il soggetto ha delle fissazioni particolari, ma, a mio avviso, era capace di intendere e di volere. E ora vediamo come si mette la cosa“.

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