Gino Cecchettin, Don Patriciello a Notizie.com: “So che vuole impegnarsi contro la violenza sulle donne, facciamolo insieme”

Un mese senza te, mi manchi”. Così Elena Cecchettin, sorella di Giulia, ha ricordato la 22enne a un mese dalla sua morte. 

La storia di Giulia, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, ha colpito tutta Italia, ma non è servita a cancellare il fenomeno dei femminicidi in Italia. Dalla morte della giovane che si stava per laureare, sono avvenuti altre cinque uccisioni di donne.

C’è chi spera che la storia di Giulia diventi uno spartiacque e che da ora in poi la sensibilità verso la violenza sulle donne possa essere maggiore. Questo potrebbe avvenire anche grazie alla famiglia della giovane, il padre Gino e la sorella Elena in particolare. In esclusiva a Notizie.com, Don Maurizio Patriciello parla del femminicidio di Giulia Cecchettin ed esorta il padre Gino a lavorare insieme contro la violenza sulle donne: “Ho letto che vuole impegnarsi: chiamiamo a raccolta i buoni e lavoriamo insieme”, dice.

Gino Cecchettin, Don Patriciello a Notizie.com: "So che vuole impegnarsi contro la violenza sulle donne, facciamolo insieme"
Gino Cecchettin, Don Patriciello a Notizie.com: “So che vuole impegnarsi contro la violenza sulle donne, facciamolo insieme” (Ansa Foto) – notizie.com

Il parroco sottolinea che tutte le vittime di femminicidio vanno ricordate: “Per qualche motivo alcuni femminicidi colpiscono di più altri che al contrario restano inosservati. Spesso non conosciamo nemmeno i nomi delle vittime. I nomi di Giulia e Filippo li ricorderemo nei prossimi anni. Per me questo è doloroso perché tutte le donne meritano la stessa attenzione e lo stesso dolore, nonché la capacità di capire cosa sta succedendo. Un grande abbraccio alla famiglia di Giulia e a tutte le famiglie delle vittime di femminicidi. Che il Signore le abbia in gloria”, 

Don Patriciello, in questi giorni grazie a Elena, la sorella di Giulia Cecchettin, si è tornati a parlare di patriarcato.
Non sono d’accordo sul patriarcato. Non credo che Filippo e tanti altri giovani siano cresciuti in famiglie di stampo patriarcale. Ma sono certo che esiste il maschilismo e facciamo fatica a togliercelo di dosso. Noi maschi non siamo stati capaci di entrare in una relazione alla pari con le donne e instaurare un rapporto basato sulla libertà. L’amore, per essere tale, proprio come l’amicizia, ha bisogno di libertà perché altrimenti non è autentico. Abbiamo perso nel confronto con le donne e non sappiamo fare altro che ricorrere alla violenza ancestrale, nell’illusione che possa funzionare. Ma ormai, per fortuna, non funziona più”. 

Lei ha dichiarato che ci sono tanti altri femminicidi. Dopo Giulia altre cinque donne sono state uccise. Secondo lei perché la morte di Giulia ha colpito più di altre l’opinione pubblica?
Intanto per la storia, per come si è sviluppata. Giulia si stava per laureare quando è scomparsa. A differenza delle altre donne, lei non è stata trovata morta subito, quindi nei giorni delle ricerche tutta l’Italia è stata col fiato sospeso. Ognuno di noi ha fatto le sue previsioni. Io ero convintissimo che Filippo si fosse ucciso. Grazie a Dio non è andata così. Io sono un credente e la speranza non deve morire mai. Quindi spero che Filippo un giorno possa rendersi conto di quello che ha fatto, fare un cammino a ritroso, che sarà certamente lungo e doloroso, che paghi fino all’ultimo il suo delitto. Infine che possa ricominciare a vivere. Io non riesco a immaginare cosa stia provando adesso questo ragazzo. E non nascondo che, da prete, la reazione del papà di Giulia mi ha stupendamente meravigliato. È stato tanto empatico, affettuoso, fraterno, misericordioso nei confronti dei genitori di Filippo. Quella di Gino Cecchettin è stata una lezione di civiltà e cristianesimo a tutta l’Italia. Per questo gli dico grazie”.

Elena, Davide e Gino Cecchettin ai funerali di Giulia
Elena, Davide e Gino Cecchettin ai funerali di Giulia (Ansa Foto) – notizie.com

Ieri a Che Tempo che fa Gino Cecchettin si è messo in discussione. Ha dichiarato di essersi chiesto dove abbia sbagliato, in modo da aiutare chi non ha ancora la possibilità di salvarsi.
In un articolo che ho scritto su Avvenire per il caso di Giulia Tramontano, rivolgendomi alla mamma di Alessandro Impagnatiello che aveva definito il figlio “mostro”, le chiesi di lasciar perdere. Di lasciarlo dire agli altri, perché lui restava sempre il figlio. Questi termini non aggiungono e non tolgono niente alla gravità dei fatti. Lo stesso dico oggi al padre di Giulia: lui potrebbe non aver sbagliato niente. Noi siamo il frutto dell’educazione in famiglia, degli amici che frequentiamo, della società e del nostro dna. È possibile che Gino sia stato un papà meraviglioso. D’altronde non è stata sua figlia ad uccidere Filippo. Se lo incontrassi lo abbraccerei e gli direi di lasciar stare, di pregare per Giulia. So che vuole impegnarsi contro la violenza sulle donne, ed è quello che bisogna fare: chiamiamo a raccolta i buoni e lavoriamo insieme”.

Don Maurizio Patriciello
Don Maurizio Patriciello (Ansa Foto) – notizie.com

Don Patriciello, sempre a Che Tempo che fa Gino Cecchettin ha dichiarato che i genitori devono parlare di più con i figli, magari anche invadendo leggermente la loro privacy, per aumentare la connettività con loro, in modo da capirli e stargli accanto. Cosa ne pensa?
Va fatto da bambini, perché a una certa età non lo permetteranno più. Nei primi anni si può. I bambini si fidano dei loro genitori ed amano chi loro amano. Dobbiamo essere capaci di creare rete intorno a loro. E dobbiamo tornare a credere nel valore della famiglia. Dare la possibilità ai giovani che vogliono sposarsi di avere una casa, creare asili nido nei posti dove lavorano le donne, in modo che possano lavorare ed essere mamme. Non è vero che i soldi non ci sono, perché quando accadono le catastrofi, i fondi si trovano sempre. Nel caso dello stupro di Caivano, se le mamme delle bambine avessero avuto accanto i servizi sociali, avrebbero saputo cosa fare. I bambini sono la nostra ricchezza, non solo per il futuro ma anche nel presente”.

Non ha dimostrato di essere molto d’accordo con l’educazione sentimentale a scuola.
Mi trova perplesso. Innanzitutto perché bisogna capire chi la insegna. Inoltre credo che ogni insegnante di tutte le materie che si rapporta con gli studenti fin dall’asilo, è responsabile del bambino. Anche insegnare matematica o educazione fisica può essere un’occasione per aprire un discorso sul rispetto dell’altro. Non è con un’ora a parte che si insegna l’educazione sentimentale. Vado a scuola quasi ogni giorno a parlare con gli studenti liceali: c’è molto da fare, ma serve che tutti lavoriamo insieme”.

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