“Non ci assumeremo la responsabilità dell’esercizio provvisorio, ma quando una Manovra viene analizzata il 20 dicembre, l’esercizio provvisorio è responsabilità di questi ritardi”.
Il deputato Dem Silvio Lai, in Commissione bilancio alla Camera, accusa il governo e la maggioranza parlamentare di essere in ritardo per l’approvazione della Legge di Bilancio 2024. “Vediamo se ce la faranno a chiudere i lavoro in Senato il 22. Noi pensiamo che impiegheranno qualche giorno in più. La Camera è allertata anche per il 29-30 e 31″.
La Camera attende
La corsa contro il tempo verso il 31 dicembre è partita, i lavori in Senato procedono più velocemente che mai nel voto degli emendamenti, mentre la Camera attende: “Siamo pronti a restare in Commissione tutti i giorni, perché una Legge di bilancio non può essere liquidata in due giorni in nessun ramo del Parlamento. Sarebbe da irresponsabili sia da parte della maggioranza sia delle opposizioni, se lo concedessero. Stiamo parlando della legge che pianifica le attività dello Stato per un anno intero, durante il quale andrà guardata con grande attenzione la capacità di crescita del Paese, che è a rischio”.
Manovra, i ritardi, Lai a Notizie.com: “C’erano tantissime problematiche”
Ma cosa ha causato il ritardo? Silvio Lai spiega che il problema riguarda il primo testo della legge: “Le problematiche erano tantissime. Sono dovuti intervenire con quattro maxi-emendamenti su altrettante tematiche differenti, modificando norme già presenti. Tra queste, la pensione dei medici. Chi l’aveva scritta non aveva considerato il rischio che applicandola, molti medici sarebbero andati in pensione in anticipo. È stato un grave errore”.
L’emendamento presentato successivamente “ripara parzialmente la problematica. La norma è stata rivista, ma ora i medici dovranno fidarsi del fatto che l’anno prossimo il governo non faccia uno scherzo simile. Ormai il danno è fatto. Tagliare diritti acquisiti è pericolosissimo per la fiducia che i cittadini hanno verso il governo. Dopo il 31 dicembre conteremo quanti medici saranno andati in pensione e capiremo se si sono fidati o no”.
Le “mancette”
C’è poi il tema degli emendamenti presentati dalla maggioranza, nonostante l’impegno iniziale di presentarne il meno possibile, “alcuni dei quali anche ridicoli e marchette personali”, aggiunge Lai, riferendosi ai “finanziamenti a singole strutture di piccoli paesini dove il collegio dei relatori prevale rispetto all’interesse pubblico”.
Il futuro del Superbonus
Tutti infine, si chiedono che fine farà il Superbonus e se verrà prorogato di tre mesi, oppure verrà considerata la proposta dei relatori di ricorrere al SAL straordinario al 31 dicembre. “Il modo in cui il Superbonus è stato bloccato è da irresponsabili. Si mettono in ginocchio le imprese che hanno scommesso su questo provvedimento e le famiglie che rischiano di dover pagare i lavori di tasca propria”.
Il deputato Dem ritiene che il Superbonus poteva essere prorogato attingendo dal decreto anticipi: “Lì c’è uno sconto di 450 milioni che azzera l’extraprofitti di banche e aziende energivore, che hanno accumulato 70 miliardi di utili nel 2023. Con questi e anche con una tassa sugli extraprofitti più adeguata, si poteva coprire tranquillamente il Superbonus fino a marzo, o addirittura a maggio, consentendo di concludere i lavori arrivati almeno al 70%. Forza Italia continua a proporlo, ma temo che sia una dichiarazione senza possibilità di essere garantita, anche nel Milleproroghe. O si inserisce nel testo iniziale oppure lo vedremo a marzo, forse più in là: è una presa in giro per cittadini e imprese”.
Il salario minimo
Sul salario minimo legale, il Pd e le opposizioni non mollano la presa: “Il governo non ha il coraggio di dire no e non ha una soluzione alternativa. Il ministro del Lavoro dice che è a favore di un salario giusto, ma questo va quantificato nelle leggi. Nella nostra proposta abbiamo detto che deve essere di 9 euro, i grandi Paesi europei ce l’hanno tutti. Il governo ha deciso di rimandare a giugno: aspettiamo e vediamo se manterrà l’impegno. Io scommetto di no, perché prenderà almeno tre mesi ulteriori per scavallare le elezioni europee. Non può né dire no, perché perderebbe il consenso dei lavoratori sottopagati, né dire sì, per non dar ragione alle opposizioni che hanno il salario minimo come primo punto dell’agenda politica”.