Il politologo internazionale parla del rapporto dell’Onu a cui ha lavorato insieme ad altri esperti e ne spiega i contenuti
Fondare un’istituzione, un ente che faccia da supervisore, che controlli e che regolamenti l’AI. E’ una grande opportunità l’Intelligenza Artificiale, una di quelle cose che cambierà (anzi lo sta già facendo) il mondo, ma mette apprensione perché corre e va a una velocità che potrebbe essere incontrollabile, nonostante sia stata generata dagli stessi esseri umani. Al lavoro da diverso tempo ci sono 38 esperti mondiali dell’Advisory Body delle Nazioni Unite, tra questo il politologo di fama internazionale Ian Bremmer che ha esposto le sue idee e le sue preoccupazioni sull’AI. Nella Commissione sull’AI fa parte lo stesso Bremmer insieme al francescano italiano Paolo Benanti, docente della Pontificia Università Gregoriana).
E’ un lavoro che è stato illustrato nel rapporto preliminare che da poco tempo ha pubblicato il Segretario generale Onu, Antonio Guterres. Per Bremmer si parte da lontano e al CorSera spiega le sue idee e da dove si deve partire per andare avanti e cercare di non restare sorpresi da questa bellissima e allo stesso tempo pericolosa situazione legata all’AI: “Bisogna introdurre regole condivise su una materia così magmatica in un mondo dilaniato dai conflitti sarà difficilissimo, ma dobbiamo mettere un punto fermo sui dati per definire le situazioni sulle quali intervenire. Come per il clima: sulle cose da fare contro il global warming ci si può dividere, litigare, anche rompere negoziati, ma si parte sempre da dati scientifici condivisi: com’è cambiato il clima, quali le maggiori fonti d’inquinamento, le aree più colpite. Serve la stessa cosa per l’AI“.
“E’ una tecnologia che va veloce, velocissima e si deve regolamentare”
Come si fa per il clima che sta preoccupando per la velocità con la quale cambia, si dovrà fare lo stesso per l’Intelligenza Artificiale, anche perché l’AI, per come è strutturata e per come si muove, va davvero più veloce del clima e su questo Bremmer è d’accordo, anche sul fatto che bisogna decidere le cose in modo rapido.
Già perché, mentre si parla e si discute, l’AI non si ferma anzi da un certo punto di vista progredisce: “Esatto, sono tecnologie almeno tre volte più veloci della legge di Moore (in base alla quale la potenza dei sistemi informatici raddoppia ogni 18 mesi, ndr ). Dobbiamo, quindi, cambiare paradigma creando norme più flessibili e adattabili a questa rapida evoluzione e aggiornare i parametri con grande frequenza, non una volta l’anno come si fa ora col clima”.