Michele Valensise, ex ambasciatore italiano in Brasile, in un’intervista a ‘Il Messaggero’ si sofferma su cosa sta accadendo in Ecuador.
In Ecuador la rivoluzione dei narcotrafficanti non si ferma. “E’ in atto una sfida enorme tra istituzioni democratiche e criminalità organizzata – sottolinea Michele Valensise in un’intervista a Il Messaggero – si tratta di un duello che ha delle radici locali. C’è però anche una dimensione regionale che non interessa l’intera regione sudamericana“.
“Non dobbiamo sorprenderci di quanto sta succedendo – aggiunge l’ex ambasciatore italiano in Brasile – episodi simili si erano già verificati in passato. Le gang criminali sono molto potenti e radicate e dettano legge. Una degenerazione simile si poteva immaginare ed era molto temuta anche dal governo in Ecuador“.
“Ecco come affrontare il narcotraffico”
Valensise si sofferma anche su come affrontare il narcotraffico: “Bisogna mettere in campo misure sovranazionali. L’Ecuador, per esempio, confina con Colombia e Perù, due Paesi produttori ed esportatori di droga. Non sarà un caso che proprio lo Stato ecuadoregno sia stato scelto da diverse bande come base dei loro traffici“.
“Il narcotraffico va anche combattuto con grande determinazione e così sta facendo il presidente dell’Ecuador – ammette l’ex segretario generale della Farnesina – ma serve una collaborazione intensa a livello politico dei singoli Stati. Gli ostacoli? Una sorta di gelosia tra apparati di sicurezza“.
“In Sud America guardano con interesse al modello Ue”
Naturalmente in Sud America stiamo assistendo ad un cambiamento importante. “Speriamo che si rafforzino le istituzioni democratiche – dice Valensise – il modello Ue è guardato con molto interesse lì. Uno degli strumenti pronto ad essere attivato è quello dell’Accordo Ue-Mercosur, ma c’è ancora qualche punto da chiarire. Sono sicuro che il suo impatto su blocchi così consistenti sarà positivo“.