Ian Bremmer, politologo, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ si sofferma su quanto sta succedendo a Taiwan e sui rapporti tra Stati Uniti e Cina.
A Taiwan William Lai è il nuovo presidente, ma l’elezione dell’indipendentista non cambierà i rapporti tra Stati Uniti e Cina. Almeno questo è il pensiero espresso da Ian Bremmer in un’intervista al Corriere della Sera. Il politologo sottolinea come “sia Washington che Pechino non hanno assolutamente intenzione ad alimentare le tensione. Non pensiamo che la relazione tra le due superpotenze sarà fonte di pericoli per quest’anno“.
Bremmer svela come “la vittoria di Lai non è una sorpresa per nessuno. Poi il suo partito non ha maggioranza in Parlamento e questo rappresenta un elemento importante perché la sua leadership sarà vincolata da più controlli. Infine abbiamo ascoltato toni molto moderati nel suo primo discorso“.
“Non siamo vicini ad una guerra”
Bremmer sottolinea che “non siamo vicini ad una guerra perché Lai è uscito vincitore dalle urne. Al contrario stiamo assistendo al tentativo di due Paesi di gestire i loro rapporti. I cinesi da tempo sono al lavoro con Biden per fare in modo che lo status quo non diventi una crisi. Questo è uno dei punti chiave nelle frequenti conversazioni che ormai ci sono tra Sullivan e Yi“.
“Ormai entrambi conoscono perfettamente le posizioni – aggiunge il politologo – inoltre l’economia cinese sta andando molto mal. Xi Jinping non ha bisogno di un’altra crisi“.
“Molti repubblicani chiedono una linea più dura”
La questione Taiwan è al centro del dibattito interno negli Stati Uniti. “Molti repubblicani chiedono una linea più dura e l’invio di armi a Taiwan – sottolinea Bremmer – cito solamente l’attivismo del deputato Gallagher. Questo rappresenta sicuramente un fattore di rischio. Ma, al tempo stesso, non è in cima alla lista delle priorità di politica estera. Precedenza alla crisi al confine con il Messico e le guerre in Medio Oriente e in Russia“.