Colpo di scena nella storia di Dino Budroni, ucciso sul Gra il 30 luglio 2011 al termine di un inseguimento con la polizia.
La II Corte di Appello penale ha deciso di avviare un nuovo processo per Michele Paone, il poliziotto che sparò il quarantenne di Fonte Nuova. Il 10 maggio saranno sentiti agenti e carabinieri presenti sul posto quella notte.
La notizia arriva a sorpresa anche per i difensori dell’imputato, che dopo la condanna in Appello a otto mesi per omicidio colposo avevano fatto ricorso in Cassazione per chiedere l’assoluzione. Ieri invece, il colpo di scena: il procuratore generale non si è limitato alle indicazioni della Suprema Corte che aveva bocciato la sentenza per vizio di forma, ma ha deciso di risentire tutte le parti, periti, testimoni e riesaminare le prove.
L’avvocata di Budroni: “Ristabilire la verità”
“L’Appello potrà finire con l’assoluzione o con una condanna più pesante – spiega ai nostri microfoni l’avvocata della sorella di Dino Budroni, Sabrina Rondinelli – Questo per noi è importante per ristabilire la verità. Noi ovviamente chiederemo la condanna per Paone”.
La verità sulla morte di Bernardino Budroni, sembra ora in parte da riscrivere. “Nel processo di mio fratello tutto si è concentrato sull’atto finale, la sua morte”, tempo fa aveva raccontato a chi scrive Claudia, la sorella, “ma non c’è solo quello”.
Cosa successe quella sera
La sera 30 luglio 2011 Dino si recò a casa della fidanzata e al citofono rispose una voce maschile. Questo lo mandò su tutte le furie e cieco di rabbia, stando alle ricostruzioni, avrebbe danneggiato il portone. Da casa della compagna di Budroni arrivò una telefonata alla polizia.
Da qui cominciò un folle inseguimento che terminò all’uscita 11 del Grande Raccordo Anulare, dove l’auto di Dino finì contro il guardrail. Stando ai racconti, partirono due colpi da altezza uomo che lo ferirono alla schiena e non gli lasciarono scampo.
Claudia Budroni: “Non mi aspettavo un Appello bis: contenta è dir poco”
“Nessuno ha mai detto che mio fratello non abbia sbagliato – raccontò Claudia Budroni – ma giustiziato no. Dino era in auto con le mani alzate, lo hanno detto anche i carabinieri”.
Tutte le testimonianze saranno ora riascoltate. Ai microfoni di Notizie.com la che l’ha intercettata subito dopo la notizia dell’Appello bis, la donna non riesce a trattenere la felicità; “Sentivo dentro di me che sarebbe successo qualcosa, ma non una cosa del genere. Sicuramente non credevo fino in fondo nell’assoluzione, mi aspettavo la conferma del primo Appello, ma non un Appello bis. Dire che sono contenta è poco. Nessuno se lo aspettava, nemmeno gli avvocati di Paone. Il procuratore ha spiazzato tutti”.
Secondo Claudia Budroni, “le prove parlano da sole. Non le hanno volute vedere fino in fondo. Oggi ho di nuovo speranza e confido nella giustizia. Non so come andrà a finire, ma già questo è un passo importante. Avere la mia avvocata accanto in questi anni è stato molto importante, la ringrazio”.