Il giornalista della Rai viene indicato come provocatore dal partita di maggioranza del Governo ma lui al CorSera replica: “Negli ultimi 12 anni abbiamo fatto lo stesso con con Pd e M5S”
Fratelli d’Italia ha messo nel mirino Sigfrido Ranucci. L’interrogazione in commissione di vigilanza ha lasciato il segno e alzato un polverone senza precedenti. Lui, il giornalista, non ci sta e risponde a tutti gli attacchi: “Una notizia o è vera o è falsa. Non ci sono questioni di opportunità politica da considerare“. Ranucci, insomma, non ci sta, anche perché il conduttore della trasmissione d’inchiesta Report si difende a spada tratta e cita tanti altri esempi che ci sono stati in questi anni dove ha trattato argomenti che riguardavano altri partiti.
Tutto ha avuto inizio a causa di un’iniziativa dei parlamentari di Fratelli d’Italia che hanno presentato un’interrogazione in commissione di Vigilanza per contestare le puntate sulla famiglia del presidente del Senato, Ignazio La Russa, ma anche sul padre della premier Giorgia Meloni. E così, dopo la questione legata a Santanchè, poi La Russa e la famiglia, adesso il presidente Meloni. Ranucci anche qui risponde al CorSera: “Le notizie non hanno colore, né seguono ragioni di opportunità. Sono notizie o non lo sono. L’interrogazione? Nell’ultima convocazione in Vigilanza ho portato la lista degli ultimi 12 anni di inchieste, dimostrando che hanno riguardato tutti i partiti: abbiamo lavorato su Vincenzo De Luca (Pd) e su Giuseppe Conte ai tempi della pandemia (M5S). È logico che se un partito governa e amministra, riceverò più segnalazioni“.
Nel documento portato dai deputati di Fratelli d’Italia c’è l’accusa che il giornalista faccia un uso indiscriminato di persone che sono ritenute inattendibili, ma anche qui Ranucci risponde e senza mezzi termini replica: “Nell’inchiesta sulla famiglia di La Russa non si tratta di un pentito ma di Michele Riccio, un ex ufficiale che sul tema trattato non è mai stato giudicato inattendibile. Quanto a Luigi Ilardo, le cui dichiarazioni vengono riportate da Riccio, è uno dei pentiti di mafia più importanti dopo Buscetta, ha consentito molti arresti di capi mafia sconosciuti ad Agrigento, Catania e Caltanissetta“.
Ma la questione che ha sollevato le critiche più aspre è l’inchiesta sui traffici di droga del padre di Giorgia Meloni, che la famiglia della premier non frequenta da quando aveva 11 anni. E qui Ranucci sottolinea: “L’ho detto subito che le sorelle Meloni non hanno mai avuto a che fare con le vicende del padre”.