“Siamo molto attaccati, pensano di farci saltare il sistema nervoso, tirano fuori parenti, antenati, ma non ci riusciranno”.
Sono le parole di Arianna Meloni, responsabile nazionale adesioni e segretaria politica di Fratelli d’Italia, intervenendo ieri al Congresso del partito. “Non abbiamo scheletri nell’armadio e perché lo facciamo solo perché ci crediamo”, ha aggiunto.
Nell’ultimo periodo sono state molte le accuse di favoritismo nei suoi confronti, proprio in quanto sorella della premier Giorgia Meloni, ma con queste parole si riferisce anche all’inchiesta di Report in cui è finito anche il padre Franco Meloni e i suoi presunti rapporti con il boss Michele Senese. Risale a ottobre invece, un’altra inchiesta del programma che portava il titolo La Russa Dinasty.
Nei giorni scorsi alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia hanno firmato in Commissione di Vigilanza Rai un’interrogazione per chiedere l’intervento della presidente Marinella Soldi e dell’ad Roberto Sergio per fare luce sull’inchiesta di Report.
“Qualcuno vorrebbe far credere che io sia il segretario del partito nominato da mia sorella – ha aggiunto Arianna Meloni – Noi siamo un grande partito con una grande squadra: non c’è solo Giorgia Meloni, che è la persona migliore tra di noi e che ci tiene tutti uniti”.
Notizie.com ha chiesto un parere al politologo Francesco Di Nisio, presidente di Aidosp (Associazione italiana dottori in scienze politiche).
Professore, cosa pensa della vicenda?
“Le prove saranno usate in futuro se ci saranno azioni legali e saranno motivo di analisi da parte della Commissione vigilanza Rai, sia per il caso di Franco Meloni che per i familiari di La Russa. Al di là di questo, ci sono tre modi per affrontare questo problema che arriva prima delle elezioni”.
Perché specifica che è arrivato prima delle elezioni?
“Sarà un caso, ma siamo alle solite: prima delle elezioni vengono fuori i dossieraggi. Tuttavia non si può accusare nessuno perché la stampa può esprimersi quando e come vuole ma è strano che capiti sempre prima delle tornate elettorali”.
Ne parliamo tra poco. Ora può spiegare quali sono i modi per affrontare questo problema per Fratelli d’Italia?
“Le chance sono tre: tacere, accettare le accuse e valutare eventuali dimissioni se la cosa è grave oppure reagire a testa alta. Arianna Meloni ha scelto la terza e non l’ha fatto per istinto. La premier Meloni non agisce mai d’istinto. Credo che il partito stia reagendo a testa alta e alla luce del sole perché hanno le spalle coperte. Il padre di Meloni si separò dalla madre quando loro erano bambine. Andare a prendere il passato burrascoso di un uomo che ha abbandonato la famiglia e le figlie non metterà in difficoltà il capo del governo. Arianna Meloni rappresenta la famiglia e il partito e il modo in cui ha reagito mi fa pensare che non abbiano dubbi sulla loro estraneità ai fatti. Lei ha usato la parola “antentati”, questa parola ha un senso: non lo riconoscono nemmeno come padre. Meloni in politica ha fatto una trafila fin da giovanissima. Quando si è fatto il “governo per tutti” lei è rimasta in disparte ed ha aspettato. Ora governa: le è andata bene”.
Ora la accusano di “familismo”.
“Fratelli d’Italia era un piccolo partito con al vertice anche la sorella di Giorgia Meloni e il cognato. Ora che è cresciuto, restano al loro posto. L’accusa è che ci sono i parenti nel partito: ma la scalata di FdI è stata più veloce rispetto ad altri. È diventato “adulto” subito perché si è ritrovato con un consenso popolare datogli dalla fortuna”.
Torniamo alle sue parole di prima. Ha dichiarato che queste inchieste vengono fuori prima delle elezioni.
“Io non sono di parte, non è il mio ruolo. La mia è un’analisi oggettiva. Sembra che da una parte queste cose vengono tirate fuori prima di votare. Si sapeva già che il padre di Giorgia Meloni avesse un passato burrascoso, non è una novità. Poi la storia si arricchisce di particolari per convincere di più l’opinione pubblica. Ma ora la Commissione di Vigilanza Rai dovrà verificare i contenuti. Resto convinto però, che non si può chiudere la bocca alle testate ed è giusto così”.
Le notizie sono notizie. I giornalisti devono darle.
“Non ci sono limiti, la notizia va data. Saranno coincidenze, ma non è questo il punto. Adesso ci si difende, e la Commissione di Vigilanza Rai dovrà essere rapida a dare una spiegazione e prove oggettive su come stanno le cose. Ci sono le elezioni. Se le accuse sono ingiuste, questa vicenda può influire negativamente sulle elezioni a discapito del partito di Meloni”.