Riina, arrivano delle importanti novità dall’estero: nelle ultime ore sono scattate le manette per il genero del boss
Nelle prime ore del mattino erano arrivare delle importanti notizie, dall’estero, riguardanti l’arresto di un italiano. Precisamente da Malta dove sono scattate le manette per Antonio Ciavarello. Si tratta del genero del defunto boss della mafia, Totò Riina. Secondo quanto riportato dal “The Times of Malta” pare che l’uomo abbia già dato il suo “ok” per essere estradato.
L’uomo è stato arrestato da parte della polizia locale questa mattina, in seguito ad un mandato di cattura europeo emesso da parte del Tribunale di Brindisi il 24 gennaio del 2022. La conferma è arrivata, in primis, da parte del ministero dell’interno di Malta. Indagini che, a quanto pare, sono andate avanti da alcune settimane fino a quando le forze dell’ordine locali non hanno circondato l’abitazione dell’uomo.
Riina, arrestato a Malta il genero del defunto boss: manette per Tony Ciavarello
Gli agenti hanno effettuato una irruzione nella sua abitazione a Mosta e lo hanno arrestato. Prima delle manette l’uomo ha confermato la sua identità e, come confermato in precedenza, ha dato il suo “via libera” per poter rientrare in Italia. L’uomo, 50 anni, sarebbe ricercato dalla Procura di Brindisi dopo che era scattata una condanna, nei suoi confronti, per frode.
Non si tratta affatto del primo arresto per l’uomo che, nel 2017, finì in manette in Puglia per scontare i sei mesi di domiciliari per il motivo citato pocanzi. All’epoca l’uomo viveva in quel di San Pancrazio con la moglie. Le accuse nei suoi confronti sono gravi dopo aver perpetrato una truffa a Termini Imerese nel 2009. Il genero di Riina è stato arrestato sulla base di due mandati europei emessi dall’Italia che lo condanna a due anni e otto mesi di carcere e al pagamento di una multa di 100mila euro.
Nel corso della seduta di questo pomeriggio, in Tribunale, l’uomo si è lamentato di dolori alle gambe. Nel corso della sua vita ha dichiarato di aver lavorato come autista per una ditta locale. Il tutto aiutato da un interprete. Secondo quanto riportato dal difensore pare che l’imputato fosse a conoscenza della sentenza emessa dal nostro Paese. Anche se, allo stesso tempo, non sapeva della condanna per reclusione.