La Commissione affari costituzionali della Camera ha dato il via libera alla revoca dell’onorificenza al maresciallo Tito.
Comincia l’iter per togliere la medaglia al dittatore, dopo l’ok al testo unificato con le modifiche alla legge del 1951 che istituiva l’Ordine al merito della Repubblica italiana. Tutti i gruppi parlamentari hanno votato a favore, ad eccezione di Alleanza Verdi e Sinistra.
Cosa prevede il testo di legge
Il testo approvato dalla Commissione di Montecitorio è composto da due articoli. Il primo è quello chiave, comprende l’aggiunta di un comma all’articolo 5, che regola la revoca dell’onorificenza perché il maresciallo Tito non è meritevole: “In ogni caso incorre nella perdita dell’onorificenza dell’insignito, anche se defunto, che si sia macchiato di crimini crudeli e contro l’umanità”, si legge nel testo riportato da Libero.
L’approvazione della legge arriva a undici giorni dalla celebrazione del Giorno del ricordo per le vittime delle Foibe del 10 febbraio. L’iter prevede che vengano presentati gli emendamenti entro domani, poi ci sarà un ultimo passaggio in Aula per l’approvazione definitiva della Camera. Per la revoca definitiva dell’onorificenza servirà poi un decreto emesso dal presidente della Repubblica.
Il testo è una sintesi di tre proposte di legge: quella di Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di Fratelli d’Italia, della Lega che vede come primo firmatario Massimiliano Panizzut e quella di Walter Rizzetto, di FdI.
Rampelli a Libero: “Tito era un brutale assassino”
Il titolo di cavaliere di gran croce Ordine al merito della Repubblica italiana al dittatore jugoslavo fu concesso nel 1969 dall’allora Capo dello Stato Giuseppe Saragat. Secondo Rampelli, Tito era un “brutale assassino di migliaia di italiani infoibati e dittatore che costrinse centinaia di migliaia di nostri connazionali e lasciare le terre del confine orientale, sottoposte a un violento processo di de-italianizzzazone”, come spiega a Libero.
Ma “c’è ancora da fare, abbiamo appena cominciato”, aggiunge Rampelli.
Prossimo obiettivo, un Giorno del ricordo
Quella di ieri “è solo la prima tappa di un percorso che porterà all’approvazione di un provvedimento atteso come completamento della legge istitutiva della Giornata del ricordo: non possiamo, da un lato celebrare il ricordo della tragedia e dall’altro lasciare intatta la più alta onorificenza a colui che ne è stato ispiratore”, spiega Alessandro Urzì, capogruppo di FdI in Commissione affari costituzionali a Libero.
Foti a Libero: “Vittime delle foibe dimenticati per anni”
“Per decenni sono stati celati, ed esclusi dalla narrazione storica e pubblica, i fatti legati a coloro che persero la vita nelle foibe”, aggiunge Tommaso Foti. “Si concretizza quell’idea di giustizia storica, da troppo tempo negata”.
L’Italia non è il primo Paese che prende un provvedimento simile contro il maresciallo Tito. Nel 2011 l’aveva fatto la Corte costituzionale della Slovenia, dichiarando incostituzionale l’intitolazione di una strada di Lubiana.