“Nessuno mette in dubbio la libertà di stampa. Ma è preoccupante che ipotetici dossieraggi siano stati fatti sui ministri mentre la premier incaricata stava cercando di formare il governo”.
La riflessione arriva da Gianluca Cantalamessa, senatore della Lega nella Commissione antimafia che domani, mercoledì 6 marzo, e giovedì insieme con i colleghi audirà i procuratori di Perugia Raffaele Cantone e dell’Antimafia Giovanni Melillo.
Entrambi hanno chiesto di essere sentiti anche dal Comitato di presidenza del Csm e dal Copasir in merito all’inchiesta in corso sul presunto dossieraggio nei confronti di politici, vip e imprenditori. Cantone è capo dell’ufficio titolare dell’inchiesta e Melillo è il numero uno della Direzione nazionale antimafia, dove lavoravano Pasquale Striano e Antonio Laudati.
Il primo, luogotenente delle Fiamme Gialle è indagato per accesso abusivo ai database delle Segnalazioni di operazioni sospette, mentre Laudati è l’ex sostituto procuratore della Dna, che guidava la struttura che riceveva le Sos.
“Questa faccenda è inquietante. Come Commissione antimafia abbiamo il dovere di approfondire cosa è successo: i motivi, gli obiettivi e se c’è qualche mandante. Perché circa 800 accessi vietati su più di 300 persone sono dati che fanno pensare a una democrazia, ma a una dittatura di altre parti del mondo. L’obbligo della Commissione è istituzionale, ma anche politico perché emerge un attacco alla democrazia”, dichiara Cantalamessa a Notizie.com.
L’audizione di Cantone e Melillo, annuncia il senatore, sarà solo il primo passo: “Sentiremo anche altre persone perché vogliamo andare fino in fondo”.
Senatore Cantalamessa, lei ha dichiarato che questa faccenda è inquietante.
“Questa fuoriuscita di notizie avviene da una delle istituzioni più importanti del Paese, la Direzione nazionale antimafia. Quindi è preoccupante anche il luogo da cui vengono queste informazioni”.
Alcuni giornalisti risultano indagati su questa vicenda.
“La libertà di stampa non è assolutamente messa in discussione. Quello che va approfondito è come sia stato possibile che da un istituto che dovrebbe garantire la massima sicurezza, ci siano stati circa 800 accessi non autorizzati. Nella migliore delle ipotesi si è trattato di omesso controllo: questo è il punto. Poi, che ci sia qualcuno che ne ha beneficiato a valle, andrà verificato se sia stato fatto secondo i canoni di correttezza e soprattutto se non siano partite campagne di fango immotivate, che è una cosa ben diversa dalla libertà di stampa”.
Il rischio non è considerare campagna di fango qualsiasi inchiesta scomoda.?
“La libertà di stampa è un diritto fondamentale in una democrazia occidentale. Ciò detto, esiste anche la libertà di alcune persone che non devono essere oggetto di dossier o campagne di fango che partono non in nome della verità ma per interessi di altra natura. Questi ipotetici dossieraggi sarebbero stati fatti prevalentemente nei confronti del centrodestra, della Lega e dell’imprenditoria. Ma più di tutto, preoccupa che ci siano stati accessi sui ministri Calderone, Valditara, Pichetto Fratin, mentre la premier Meloni incaricata stava cercando di formare il governo”.